Giancarlo Jorio, già municipale di Giubiasco.
L'Azienda multiservizi di Bellinzona ha recapitato a tutti i fuochi le regole per non sprecare l’acqua, indicando tre gradi di stato di siccità e le relative restrizioni imposte.
La piana di Bellinzona che sta sopra un lago, la falda freatica, è ora costretta a limitare all’utenza l’utilizzo di acqua immaginando di potersi trovare con i serbatoi mezzi vuoti?
È d’obbligo ricordare la dissennata decisione di costruire l’inutile acquedotto di valle Morobbia, un doppione di quello realizzato nella zona di riserva idrica cantonale di Gnosca, ben sapendo che sarebbe restato a secco per 90 giorni consecutivi in caso di siccità e sperperando più di 17 milioni di franchi.
I politicanti dei maggiori comuni bellinzonesi, allora occupati prioritariamente a determinare la loro futura retribuzione per una prestazione che s’intende professionale, hanno pattuito di non muovere un dito lasciando che l’ex comune di Giubiasco mettesse in cantiere l’inutile opera dopo avere ottenuto la concessione delle acque, decisa dal Gran Consiglio su proposta del Consiglio di Stato, con forzature della politica e violando una mezza dozzina di leggi che disciplinano la materia.
Gli amministratori che mai perdono l’occasione per vantare le scelte strategiche e lungimiranti, incapaci di assumere responsabilità, dopo avere quintuplicato la bolletta, ora non hanno alcuna remora a intimare limitazioni all’uso dell’acqua, scaricando sui cittadini le conseguenze del danno cagionato dal dissennato sperpero di soldi pubblici e imponendo all’utenza limitazioni mai prima conosciute.