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L'OSPITEImposte, tasse e fasi miti

25.07.23 - 18:30
di Moreno Colombo
Tipress
Imposte, tasse e fasi miti
di Moreno Colombo

Intendiamoci. Parlare di imposte e tasse non suscita buonumore. In nessuno di noi. Il tema però va affrontato poiché la realtà economica e sociale subisce cambiamenti sempre più rapidi e non solo a causa di eventi eccezionali come la pandemia. La fiscalità non fa dunque eccezione, visto che essa deve, o dovrebbe, adattarsi all’evoluzione del contesto generale. Tuttavia, la discussione concernente le imposte - e, in parte, anche le tasse - è spesso bloccata da confronti più di stampo ideologico che da fatti concreti e pragmatici, il che ovviamente non facilita la proposta e l’attuazione di riforme. Anche nella nostra realtà cantonale il tema appare spesso come un tabù, sul quale scontrarsi più che confrontarsi. Peccato, perché si perdono molte occasioni per mantenere attrattivo il nostro territorio, con benefici per tutta la popolazione. Non è quindi purtroppo un caso se il Ticino di oggi, nel confronto inter-cantonale, occupa una posizione decisamente scomoda, collocandosi fra i cantoni più esosi e meno concorrenziali per l’imposizione sulle imprese e sulle persone fisiche con redditi alti. Non a caso, è molto attesa e di fondamentale importanza la scadenza del 2025, quando l’aliquota sugli utili delle persone giuridiche dovrebbe scendere dall’8% al 5,5%, secondo quanto già deciso dal popolo.

 


L’evoluzione dell’onere fiscale e del gettito sull’arco dell’ultimo quindicennio indica che a svuotare le casse cantonali non sono le riforme fiscali, ma soprattutto l’aumento della spesa pubblica, balzata dai 2’893 milioni spesi nel 2006 ai 4’220 milioni del 2022 dove però l’incremento rispetto al preventivo è dovuto al programma di sostegno economico ai settori particolarmente colpiti dalla pandemia (casi di rigore). Con questo ritmo di spesa è evidente che né le imposte né le tasse possono essere d’aiuto. Del resto, rispetto alla fine degli anni ’90, il gettito annuale è aumentato di 439 milioni. Il che smentisce il luogo comune – o il falso mito – che gli sgravi avrebbero dissanguato l’erario, quando in realtà hanno fatto crescere, e non diminuire, il gettito fiscale.

Bene hanno fatto quindi il Direttore del DFE Christian Vitta ed il Governo ticinese a licenziare un messaggio che propone un pacchetto di misure a favore delle persone fisiche articolato attorno a quattro punti d’intervento prioritari: aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali, riforma dell'imposta di successione e donazione che tiene conto delle nuove forme di convivenza della società moderna, adeguamento dell'imposizione della previdenza e riduzione dell'aliquota massima dell'imposta sul reddito.

Spero che, dopo le schermaglie politiche che hanno fatto seguito alla presentazione del messaggio, il Parlamento possa accettare positivamente queste modifiche che, contribuiranno sicuramente a posizionare - in modo più favorevole - il nostro Cantone nella classifica inter-cantonale.

Dal 2005 al 2019 le imposte prelevate dal Cantone alle persone fisiche sono aumentate del 52%, quelle alle persone giuridiche del 37%, mentre le tasse (che divergono dalle imposte in quanto – queste ultime - sono riscosse a seguito di una prestazione) hanno registrato un’impennata del 45%. Un’imposizione fiscale a carico dei cittadini e che ha sottratto sostanziose risorse alle imprese. Quello delle tasse è un tema che purtroppo nel dibattito sul carico fiscale resta solitamente sottotraccia e che meriterebbe invece più attenzione, vista la crescita esponenziale delle tasse esistenti e la creazione di nuovi balzelli. Nel 2005 le tasse fruttavano alle casse cantonali 190 milioni; nel 2019 l’importo è passato a circa 270 milioni.

Da ultimo, mi piace ricordare un paio di dati che mi hanno sempre molto colpito, questi che cito risalgono al 2017. Nel nostro cantone il 25% dei cittadini non pagano le tasse; lo 0.5% dei cittadini con un reddito superiore ai CHF 500'000 (1000 persone) rappresentano il 20% del gettito fiscale e l’1.2% dei contribuenti (2900 persone fisiche) con una sostanza superiore ai 5 mio versano al cantone 110 mio d’imposta cantonale sulla sostanza, che rappresenta il 56% dell’intero gettito fiscale. Cifre sulle quali val la
 
pena riflettere.

Moreno Colombo

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COMMENTI
 

Voilà 1 anno fa su tio
Il 25% non paga imposte perché non guadagna abbastanza per vivere. La spesa per il sociale aumenta perché le casse malati aumentano a dismisura e perché i salari troppo bassi costringono più gente a chiedere aiuti allo Stato, il quale, con questi aiuti, permette che i salari rimangano bassi, e quindi lo Stato sussidia indirettamente le aziende, alcune delle quali con questo meccanismo ricevono più di quello che pagano in imposte.

andrea28 1 anno fa su tio
Cifre interessanti. Potremmo anche dire che nel 1990 la spesa sanitaria in Svizzera era il 7% del PIL mentre nel 2020 é arrivata al 11,8% (83 miliardi). Se teniamo in considerazione che la metà dei sussidi é supportata dai cantoni, si capisce come può evolvere la spesa dello Stato soprattutto in un cantone dove i salari sono del 15% inferiore alla media Svizzera. La popolazione é aumentata del 21,4% dal 1991 al 2015, con relativo aumento della spesa pubblica. Anche i frontalieri sono raddoppiati con relativo aumento dei costi (strada). Giusto quindi parlare di sgravi e contenimento della spesa, ma il tutto va contestualizzato altrimenti si disprezza l'ideologia ma si cade nello stesso errore.

Swissabroad 1 anno fa su tio
A fasi alterne...

Raptus 1 anno fa su tio
Controllo ortografia please, non solo filtrare i commenti....
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