di Lorenzo Onderka, Avanti con Ticino&Lavoro
LUGANO - Ho letto la replica del signor Dario Poma al mio articolo. Premetto che faccio parte del movimento Avanti con Ticino e Lavoro, i cui fondatori e rappresentanti ufficiali sono Amalia Mirante, Evaristo Roncelli e Giovanni Albertini. Mi assumo pertanto in prima persona la responsabilità di quanto scrivo. Riporto la prima parte del mio articolo di dicembre: “In sostanza sono d’accordo con lui [Dario Poma] sul fatto che una fiscalità non competitiva potrebbe spingere alcuni ricchi a lasciare il nostro cantone”. Questo chiarisce la mia posizione a favore di un adeguamento della fiscalità dei redditi molto alti e dei patrimoni importanti per trattenerli in Ticino.
Peccato che il signor Poma abbia omesso di citare questo passaggio! Vorrei aggiungere un altro aspetto, pure significativo: da quanto lasciato intendere dal Governo e dalle associazioni economiche, la maggior parte delle entrate fiscali sono garantite da poche persone, di qui il tentativo di trattenere in Ticino questi contribuenti ad ogni costo. Questo è un enorme fattore di rischio, comparabile a quello che si assume un’impresa quando focalizza la sua cifra d’affari su pochi clienti: se questi scappano, l’azienda chiude. Vale lo stesso per lo Stato: essere “ostaggio” di poche persone porta inevitabilmente al dissesto finanziario, ed è ciò che sta capitando.
È un errore strategico, e va corretto. Sarà d’accordo con questa mia lettura anche il signor Poma. Ma perché il Ticino dipende così tanto da pochi contribuenti? Concretamente, per usare un termine apprezzato dal signor Poma, in Ticino circa il 25% dei contribuenti non arriva al reddito minimo imponibile, il rischio di povertà è superiore al 20% e la spesa sociale per supportare chi non arriva a fine mese è molto elevata. Alla luce di questi dati numerici si comprenderà che affermare “Il reddito da lavoro è troppo basso” non è uno slogan politico, ma una realtà. È questa realtà che va innanzitutto riconosciuta e logicamente cambiata.
Tornando alla necessità di ridurre i costi dello Stato, condivido l’opinione del signor Poma sull’importanza di ottimizzare i costi strutturali, mediante analisi documentate e supportate da dati rilevanti, senza però fare tagli sulla socialità. Il preventivo del Governo prevede invece tagli ai sussidi per la cassa malati, tagli ai contributi per disabili e un taglio dei salari dei dipendenti dello Stato. Peccato che non preveda tagli ai costi strutturali! Sono cosciente che allineare i salari al livello dell’altra Svizzera in una volta sola non è possibile, ma i salari in Ticino vanno migliorati. Lo ha capito Aldi, lo ha capito l’associazione dei parrucchieri, e sono convinto che lo abbiano capito anche altri imprenditori. Migliorare le condizioni salariali e offrire posti di lavoro a condizioni dignitose è la strada migliore per garantirsi sia il personale adeguato (sempre più difficile da trovare), sia il mercato interno a lungo termine: una popolazione che invecchia perché i giovani scappano, e che non genera figli, riduce inevitabilmente i suoi consumi e i suoi bisogni, nella maggior parte dei settori. Lorenzo Onderka Pura
Avanti con Ticino&Lavoro