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LORENZO ONDERKAIniziativa riduzione personale pubblico: e poi?

16.10.24 - 15:53
Lorenzo Onderka, Pura, Già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro
Lorenzo Onderka
Fonte Lorenzo Onderka
Iniziativa riduzione personale pubblico: e poi?
Lorenzo Onderka, Pura, Già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro

Era nell’aria, si sa, il lancio dell’iniziativa popolare per la riduzione del personale cantonale, con l’obiettivo di ridurre i costi dello Stato. I promotori dell’iniziativa ritengono che si possa rinunciare a 580 dipendenti, escludendo il settore dell’educazione e della sanità. Così, superficialmente, si potrebbe dire che è una buona cosa, ma è necessario collegare tutti i puntini per capire le vere motivazioni dei promotori. Iniziamo dall’esclusione degli insegnanti: In Ticino soffriamo da anni di una grave denatalità: nel 2023 sono nati circa 2500 bambini e la tendenza per i prossimi anni non cambierà. La riduzione del fabbisogno di inseganti è una conseguenza logica di questa devoluzione. Quindi perché escluderli, visto che l’iniziativa intende ridurre il personale pubblico entro 5 anni? Poi c’è il mercato del lavoro da considerare: eliminare 580 posti nell’amministrazione pubblica, significa ridurre il mercato del lavoro di 580 opportunità a salari adeguati. Niente in contrario se questi 580 dipendenti statali (perché si tratta di persone, non di numeri), venissero assorbite dall’economia privata a condizioni salariali simili alle condizioni offerte dagli enti pubblici. Ma le cose stanno così?

Da parte dei promotori dell’iniziativa, nessuna parola è stata spesa a questo riguardo. Ma perché in Ticino l’Economia (Aiti e Camera di Commercio), sostenuti dall’area politica di destra, promuovono questa iniziativa? Semplice, sono in difficoltà a trovare personale, e ritengono che l’amministrazione pubblica sia un concorrente che sottrae risorse al settore privato. Lo stesso Comitato dell’iniziativa, formato da Lega, UDC, PLR e Centro, lo conferma: durante la loro conferenza stampa, hanno affermato che “lo stato non deve contrapporsi all’economia togliendo risorse e persone al settore privato”. Ma è proprio necessario un’iniziativa per questo? No, visto che siamo in un economia di libero mercato: basta migliorare l’offerta salariale, ed ecco che molte persone sceglierebbero il settore privato piuttosto che il settore pubblico. E’ una questione di domanda e offerta. Ed è così che funziona negli altri cantoni: i salari nel settore privato sono più alti rispetto al settore pubblico, ed è il settore pubblico ad essere in difficoltà nel trovare personale. Ma in Ticino l’Economia ha un altro obiettivo: mantenere i salari al livello attuale. E’ sufficientemente esplicativo l’articolo apparso su La Regione in data 8 ottobre dal titolo:” Preventivo, Caprara:” il freno ai disavanzi si sta avvicinando.

Nel paragrafo “Modenini e Rossi sta scritto: ”servono più dati su quanto incide sul reddito dei residenti”, riferendosi all’aumento del salario minimo, Modenini afferma:” ci saranno aziende costrette, come già successo, ad agire sui salari più alti rallentandone gli aumenti e ciò può creare effetti indesiderati”. In poche parole, se il salario minimo aumenta, abbasseranno i salari medio-alti (che in Svizzera sono già i più bassi). Ed ecco che il menù è servito: sottrarre personale al settore pubblico per forzarlo ad entrare nel settore privato a condizioni salariali peggiori, col rischio di creare nuovi assistiti o disoccupati, ciò che di fatto non ridurrebbe i costi dello Stato. Che l’Economia guardi unicamente ai propri interessi e sfrutti mano d’opera a basso costo proveniente dalla vicina repubblica, ciò che ha contribuito e contribuisce tuttora all’impoverimento della popolazione locale, è un fatto oramai noto a tutti. Ma che dei deputati cantonali e nazionali si prestino a questo gioco, in particolare dall’area “prima i nostri”, è quantomeno sorprendente, per non dire sconcertante.

Da loro ci si aspetta più attenzione nei confronti dei residenti e migliori garanzie per quanto concerne l’occupazione a condizioni dignitose. E intanto la povertà in Ticino dilaga, il popolo dei working-poor (lavoratori poveri) aumenta, ed il Governo si appresta a tagliare sul sociale. Per cui, senza chiare garanzie da parte dell’Economia e dei promotori dell’iniziativa in merito al riassorbimento dei 580 posti di lavoro nel settore privato a condizioni simili a quelle che si intendono togliere al settore pubblico, mio malgrado voterò di no.

Lorenzo Onderka

Pura

Già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro

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