Associazione No UE - No NATO
L’associazione “No UE – No NATO” è sconcertata dall’esito dei negoziati fra la Svizzera e l’Unione Europea. Secondo le informazioni attualmente disponibili, ci troviamo di fronte a un chiaro attacco alla sovranità svizzera, ai suoi lavoratori e al servizio pubblico del nostro Paese.
Al di là della retorica, rimane ben presente la ripresa del diritto dell’UE che, anche se non più automatica, permetterà a Bruxelles di trascinare la Svizzera in un tribunale arbitrale “paritario” e, successivamente, di far intervenire la Corte di giustizia dell’Unione Europea. Una volta presa una decisione in merito alla controversia, al nostro Paese resterebbe la facoltà di decidere se chinarsi ai dettami dell’UE e accettare la nuova normativa, anche se contraria al volere politico o a un verdetto popolare, oppure subire delle sanzioni.
Vista la totale incapacità dimostrata negli ultimi anni di elaborare una politica autonoma e indipendente, è facile prevedere dove cadrà la scelta.
L’introduzione di un meccanismo di sorveglianza sugli aiuti di stato, vietati di principio in UE, sebbene resterà in mano svizzera – e ci mancherebbe – rappresenta comunque un primo passo verso una maggiore integrazione alle normative europee.
Nonostante alcune indubbie concessioni al nostro Paese, con questo accordo sarà molto più difficile far rispettare i salari svizzeri. Non si parla più delle garanzie che certe aziende straniere erano costrette a depositare quale cauzione per facilitare la riscossione delle sanzioni. Non sembra inoltre essere più garantito il divieto di offrire servizi, che ogni anno impedisce a un numero fra le 600 e le 1'000 imprese di operare in Svizzera a seguito di violazioni particolarmente gravi delle condizioni salariali. Fra le altre cose, la riduzione del periodo di notifica da 8 a 4 giorni per i lavoratori distaccati complicherà sicuramente l’attività di controllo.
È allarmante, alla luce di quanto abbiamo assistito negli ultimi tre anni in Europa, la volontà di proseguire con la liberalizzazione totale del mercato elettrico svizzero, una politica che ovunque applicata ha sempre comportato forte speculazione e l’esplosione dei prezzi, che colpiscono i lavoratori e le piccole imprese.
L’attuale sistema della gestione del traffico ferroviario internazionale passerà da un modello basato sulla cooperazione a uno incentrato sulla concorrenza, ciò significa un primo passo verso la liberalizzazione di questo settore. Questo significherà un graduale peggioramento dei servizi e delle condizioni di lavoro.
È evidente, nonostante i proclami e l'euforia, che tutto ciò segna un ulteriore passo verso una graduale annessione all’Unione Europea, la quale impedirà qualsiasi margine di autonomia politica, comporterà un peggioramento delle condizioni di lavoro e porterà allo smantellamento del nostro servizio pubblico, a danno dei diritti democratici e della coesione sociale. Questo accordo va combattuto con tutte le nostre forze, per garantire ancora in futuro l’esistenza di una Svizzera neutrale e indipendente.