L'attaccante della Svizzera Kwadwo Duah è carico: «Sono orgoglioso di indossare la maglia rossocrociata».
Il 27enne: «Panchina? Quando l'allenatore avrà bisogno di me sarò pronto, come sempre. La pensiamo tutti nello stesso modo nel gruppo».
DÜSSELDORF - Manca sempre meno al big match - valido per i quarti di finale di Euro 2024 - fra Svizzera e Inghilterra, in programma sabato sera a Düsseldorf (ore 18).
Per l'attaccante elvetico Kwadwo Duah si tratta di una partita molto speciale, visto che è nato a Londra. «Mia madre viveva nella capitale inglese e sono di conseguenza nato lì, ma ci siamo trasferiti in Svizzera quando avevo solo due anni per cui non conosco bene Londra. Nessun membro della mia famiglia vive più in Inghilterra», ha analizzato proprio il 27enne. «Per quanto mi riguarda sono molto felice di giocare per la Svizzera e sono orgoglioso di indossare la maglia rossocrociata, questo è sempre stato il mio obiettivo più grande. In ogni caso è un periodo molto emozionante. Siamo in attesa di sfidare una squadra molto forte composta da grandi giocatori e siamo motivati a fare del nostro meglio per mettere il bastone fra le ruote ai britannici. Vogliamo mostrare loro cosa siamo in grado di fare e non credo proprio che ci sottovaluteranno. La Premier League? Sono un grande tifoso del Chelsea e il mio idolo era Didier Drogba. Attualmente seguo il calcio inglese e mi chiedo come mai Cole Palmer non giochi, anche perché si è reso protagonista di una stagione fantastica».
Ricordiamo che Duah ha esordito con la Nazionale maggiore soltanto il mese scorso – nell'amichevole vinta contro l'Estonia 4-0 – e in seguito è stato convocato per Euro 2024, dove ha realizzato la prima rete all'esordio contro l'Ungheria. «Sono nuovo nel gruppo e non conosco bene l'ambiente, per cui devo ancora adattarmi completamente a questa nuova realtà. Mi hanno accolto tutti alla grande e sono felice, ma in genere non impiego molto tempo a trovare la mia dimensione in una squadra, anche perché sono una persona molto tranquilla di natura. Panchina? Non sono abituato a stare fuori, ma mi riempie d'orgoglio poter scendere in campo per questa nazione. Per cui è abbastanza semplice: quando l'allenatore avrà bisogno di me mi farò trovare pronto, come sempre. Nello spogliatoio la pensiamo tutti nello stesso modo e siamo uniti per il medesimo obiettivo. Quando si gioca per la selezione elvetica bisogna sempre fare tutto il possibile per vincere, anche stare in panchina e sostenere i propri compagni».
Con chi vai più d'accordo? «Con Embolo ho instaurato un legame speciale. Ci conosciamo da più di dieci anni – visto che da giovani giocavamo sempre uno contro l'altro – e andiamo molto d'accordo. Non mi interessa chi scende in campo fra noi due, l'importante è che entrambi lavoriamo al meglio per il bene della squadra. Oltre a lui ammiro molto Akanji. Non perde la palla nemmeno in allenamento, ha sempre la situazione sotto controllo e gioca con una calma impressionante. È un difensore straordinario. Il gol di Bellingham? È stato più bello quello di Shaqiri... (ndr, ride)».