I giornalisti italiani davanti all’Universitätsspital di Zurigo si scontrano con un muro inaccessibile. E intanto l’ospedale dice: «Qui non c’è nessun Marchionne»
ZURIGO - «L’Universitätsspital di Zurigo, un luogo inaccessibile agli estranei e dove la privacy più che un diritto è un’ossessione». I giornalisti italiani hanno scoperto il rigore della privacy svizzera. Da ieri sono davanti all’Ospedale universitario di Zurigo, da ieri tentano in tutti i modi di ottenere informazioni scontrandosi con un muro invalicabile.
«C’è un muro davanti a ogni richiesta. L’Ufficio media dell’ospedale dice no a tutto: niente informazioni, niente ingresso, impossibile incontrare qualcuno degli addetti stampa» scrive la giornalista del Corriere della Sera.
E proprio questa mattina, l’Ospedale universitario di Zurigo non ha confermato la presenza fra i suoi degenti di Sergio Marchionne, ormai ex numero uno di Fiat Chrysler Automobiles (Fca).
In ossequio ai principi della protezione della personalità, l’ospedale non intende fornire alcuna informazione sui pazienti, ha indicato stamane una portavoce all'agenzia Keystone-ATS. Spetta se caso ai pazienti stessi comunicare al riguardo.
Stando alla stampa italiana il manager 66enne si troverebbe in condizioni stabili ma irreversibili. Il gruppo ha parlato di non meglio precisate complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria per un intervento alla spalla destra.
Il ricovero sarebbe avvenuto il 28 giugno. L'operazione alla spalla si sarebbe dovuta risolvere con un breve periodo di convalescenza. Le condizioni di Marchionne si sono però improvvisamente aggravate nei giorni scorsi, tanto che è stato accelerato il processo di transizione nel gruppo automobilistico.
Sui media italiani si rincorrono le speculazioni: c'è chi parla di tumore e altri di qualcosa che sarebbe andato storto durante l'operazione, con un successivo aggravamento.