Daniel Koch invita a non abbassare la guardia, anche in questi giorni. Lo scenario economico è invece più negativo
BERNA - «Le cifre dimostrano che 500-700 casi al giorno vengono ancora registrati. C'è una leggera tendenza al ribasso. È una malattia che non va sottovalutata. Tutti devono continuare a fare del loro meglio per rispettare le norme, affinché si possa tornare in futuro a una situazione di normalità». Con queste parole Daniel Koch, delegato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per il Covid-19, ha aperto il punto stampa oggi a Berna. «Non c'è nessuna sicurezza, neppure per i giovani, di non ammalarsi e finire in ospedale - ha aggiunto -. Tutti devono fare attenzione. State a casa, anche se fuori il tempo è stupendo».
Koch ha parlato di «una buona stabilizzazione» in Svizzera. «Stiamo andando nella direzione giusta». La Svizzera ha però, con un'incidenza di 290 persone ogni 100mila abitanti, una delle più alte in Europa. Con 229 decessi la nostra nazione ha anche una mortalità alta, ma è difficile da spiegare e da paragonare con altri paesi. «Potremo fare dei confronti solo dopo l'epidemia, quando avremo dati affidabili».
La crisi economica - La situazione economica è peggiorata sia in Svizzera che a livello internazionale. Lo conferma Erik Scheidegger, capo della direzione della politica economica della SECO. La crisi ha determinato una flessione del 25% della produzione in Svizzera. «La recessione sarà peggiore di quanto previsto». Il PIL svizzero doveva diminuire, secondo le previsioni di inizio anno, dell'1,5%. «Ma la situazione attuale è già più nera». Scheidegger propone due scenari per l'economia svizzera legati all'emergenza. Il primo prevede una forte recessione con un crollo a picco nel primo semestre dell'anno, ma una forte ripresa nel secondo semestre. Annualmente il PIL scenderebbe del -1,7% e la disoccupazione annuale si fermerebbe al 4%. Con 90 miliardi di franchi di perdite. Il secondo scenario prevede un grande crollo più a lungo termine con una lieve crescita. Il PIL annuale scenderebbe in questo caso di ben il -10% e la disoccupazione salirebbe al 7%. Nello scenario peggiore ipotizzabile si stimano 170 miliardi di perdite per la Confederazione. Una situazione che si era verificata nel 1974 con la crisi del petrolio.
Un punto d'incontro con la società civile - Ha preso poi la parola Alenka Bonnard, co-direttrice di staatslabor che funge da ponte con la società civile. «Noi sosteniamo l’amministrazione pubblica in Svizzera perché sia più in sintonia con i bisogni degli abitanti». L'obiettivo è dare degli spunti all'Amministrazione federale per poter uscire dalla crisi. staatslabor raccoglierà i bisogni della società civile e farà della promozione per rendere visibili alla Confederazione delle iniziative che potrebbero essere utili per uscire dalla crisi.
L'Esercito in prima linea - Attualmetne ci sono 100'000 militi impegnati in 50 ospedali svizzeri. Lo ha detto il brigadiere Raynald Droz, Capo di stato maggiore del Comando Operazioni. «Anche le scuole reclute partecipano in questa situazione». Spesso si sente dire che ci sono più mezzi e persone in attività rispetto a quanto necessario. «Siamo in una situazione di crisi. Sono state attuate delle misure per trovare un equilibrio e avere una struttura adeguata alle necessità. Ma ricordatevi che appena sei settimane fa c'era un focolaio violento che arrivava dal nord Italia. Non avevamo nessuna idea sul Covid-19. Quando ci hanno chiesto di mettere in campo l'Esercito, abbiamo scelto di schierare la formazione "All in plus". Abbiamo mobilitato 5'000 uomini in pochissimi giorni. Ora che vediamo come sono andate le cose, possiamo trovare un'equilibrio». A partire da martedì verrà concesso ai militi di prendersi dei momenti di pausa.
Festival musicali estivi - Erik Scheidegger, rispondendo a una domanda specifica, ha spiegato che l'Ufficio federale e la SECO stanno lavorando per una strategia al riguardo da sottoporre alla Confederazione. «Giovedì prossimo il Consiglio federale potrà informare la popolazione sulle sue decisioni. Siamo consapevoli che tanti settori sono molto colpiti dalla situazione e vorrebbero avere una sicurezza per la pianificazione. Ora è difficile».
Le mascherine - Koch ha spiegato che non c'è ancora una strategia al riguardo. «Dipende dal settore, dalla situazione specifica, dagli scenari futuri. Ma ora è ancora presto».
190'000 test fatti - Le persone che vengono sottoposte al test non vengono seguite se trovate negative. «Il sistema non ce lo permette», ha spiegato Koch. «Ma speriamo che nel sistema sanitario svizzero, dove è il medico che decide se fare il test, vengano seguite».