Nel Rapporto annuale rende omaggio a chi difende i propri diritti, ma si denunciano abusi e violazioni
LONDRA/LUGANO - Amnesty International ha pubblicato il proprio Rapporto annuale sui diritti umani in Europa per il 2019.
Da un lato l'organizzazione con sede a Londra rende omaggio alle persone che sono scese in strada per difendere i propri diritti e quelli degli altri. Allo stesso tempo, Amnesty International ha avvertito che le violazioni dei diritti umani continuano a verificarsi in tutta la regione, senza che i governi siano chiamati a risponderne.
Critiche alla Svizzera - Anche la Svizzera non viene risparmiata dalle critiche, in primis per quanto riguarda la nuova procedura di asilo accelerata. «Nessun sistema affidabile è stato messo in funzione per individuare a monte i richiedenti vulnerabili, come pure i loro bisogni in materia di procedura e di alloggio». I richiedenti asilo hanno faticato ad accedere a cure mediche specialistiche, mentre le persone che cercavano di venire loro in aiuto hanno incontrato limitazioni di accesso ai Centri federali. Il Regolamento di Dublino è stato applicato rigidamente dalle autorità elvetiche, prosegue Amnesty International: persone vulnerabili o con parenti residenti in Svizzera sono state regolarmente inviate verso il primo paese di entrata in Europa.
Ma non c'è solo questo. Un’indagine sulla diffusione delle molestie e delle violenze sessuali ha rivelato che il 22% delle donne di età superiore ai 16 anni hanno subito atti sessuali non desiderati nella loro vita. Amnesty International ha chiesto una riforma del diritto penale per fare in modo che lo stupro sia definito sulla base dell’assenza di reciproco consenso, conformemente alle norme internazionali in materia di diritti umani. Attualmente, la definizione dello stupro nella legislazione penale svizzera rimane basata sulla violenza, le minacce di violenza o altri mezzi di coercizione.
Infine, le leggi antiterrorismo che dovrebbero essere adottate nel corso dell'anno. «Permettendo alle autorità di limitare fortemente le libertà individuali sulla base non degli atti di una persona ma di ciò che potrebbe eventualmente commettere in futuro, la legislazione antiterrorismo proposta apre la porta a ogni genere di abusi. Queste misure, di cui alcune potrebbero essere applicate a bambini a partire dai 12 anni, non sono accompagnate da garanzie sufficienti, fatto che potrebbe sfociare in una messa in atto arbitraria e discriminatoria».
Altre criticità - Il rapporto 2019 di Amnesty International si sofferma poi sulla messa in pericolo dell'indipendenza del potere giudiziario in Polonia, ma anche in Turchia. Le grandi manifestazioni di protesta e contestazione di leggi e governi sono diventate sempre più frequenti in Austria, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Romania. La repressione di queste proteste è avvenuta spesso con modalità «che mettono in pericolo i diritti di riunione pacifica e alla libertà d’espressione. In Austria, in Spagna e in Francia diverse centinaia di persone sono state ferite dalla polizia durante queste manifestazioni. In Francia la polizia è ricorsa a una forza eccessiva, mentre in Turchia dei raduni pacifici (spesso oggetto di divieti generalizzati) sono stati dispersi in modo violento».
A Mosca e in altre città russe il rifiuto da parte delle autorità di permettere a candidati dell’opposizione di presentarsi alle elezioni municipali ha scatenato delle manifestazioni pacifiche di un’importanza raramente osservata negli ultimi anni. La repressione esercitata dalle autorità in reazione a queste manifestazioni ha portato alla condanna penale di una ventina di partecipanti. «Le rappresaglie che hanno preso di mira i partecipanti alle manifestazioni di massa a Mosca hanno scatenato uno slancio di solidarietà senza precedenti, la dimostrazione di una maggior presa di coscienza dell’importanza dei diritti umani e di un risveglio della popolazione in Russia», ha dichiarato Manon Schick, direttrice di Amnesty International Svizzera.
Migrazioni - C'è poi l'annoso tema delle migrazioni. «Gli Stati europei hanno continuato a sottrarsi dall’obbligo di rendere conto per le violazioni dei diritti umani causate dalle loro politiche migratorie “esternalizzando” i controlli alle frontiere». Sotto la lente di Amnesty International ci sono Libia e Turchia: la prima per le sistematiche violenze nei centri di detenzione (che non hanno scoraggiato l'Italia dal prolungare di tre anni l'accordo già esistente con il governo); la seconda per le gravi violazioni dei diritti fondamentali subìte da richiedenti o rifugiati, che «non hanno dissuaso l’Unione europea dal continuare a fare affidamento su questo paese come partner per frenare l’immigrazione nell’ambito dell’accordo concluso nel 2019».
L'esplusione di centinaia di cittadini siriani, a monte dell’incursione turca nel nord-est della Siria in ottobre, e il sovraffollamento dei campi profughi nelle isole dell'Egeo, sono situazioni con le quali ci si trova a fare i conti ancora oggi.