In alcuni casi il problema è il materiale, in altri la forma che non consente l’adesione al naso
BERNA - La pandemia di coronavirus ha reso indispensabili beni come camici, mascherine e disinfettanti. Che in brevissimo tempo sono diventati introvabili un po’ in tutto il mondo. E hanno reso evidente la forte dipendenza di molti Paesi, Svizzera compresa, dall’estero. La Confederazione si è da subito attivata nel piano di acquisto dei materiali. Ma recenti verifiche hanno evidenziato che parte di questi sarebbero in realtà inutilizzabili.
L’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) è responsabile di esaminare la qualità delle mascherine importate. «Nel laboratorio di Spiez (BE) ne sono state scoperte grandi quantità inutilizzabili» ha spiegato alla SonntagsZeitung il portavoce Andreas Bucher.
Da inizio crisi, sono stati studiati più di 60 tipi diversi di mascherine e materiali. In alcuni casi sono emersi problemi con la qualità del materiale. Capita che il tessuto filtrante non sia sufficientemente permeabile all’aria, rendendo più difficile la respirazione.
Ma succede anche che le mascherine cinesi risultino inutilizzabili per le loro dimensioni. Sono troppo piccole, o la parte con l’asta per il naso non si adatta alle dimensioni europee, impedendo la completa adesione al viso e mettendone quindi in discussione l’efficacia.
Mercoledì in conferenza stampa la consigliera federale Viola Amherd ha spiegato che la Confederazione è in contatto con diversi commercianti al dettaglio in modo che l'approvvigionamento del Paese sia assicurato e gradualmente ampliato nelle prossime settimane. In una prima fase sarà la Farmacia dell'esercito, a partire dal 27 aprile e per 14 giorni, a fornire ai maggiori dettaglianti un milione di mascherine al giorno. La Farmacia dell'esercito - ha aggiunto la ministra della difesa - ha finora distribuito ai Cantoni 21 milioni di mascherine igieniche. Le scorte della Confederazione, che vengono costantemente ampliate, ammontano attualmente a 18 milioni di mascherine igieniche e 1,2 milioni di mascherine filtranti del tipo FFP2.
Mercoledì sera sono atterrate a Kloten - con un volo Swiss da Shanghai - due macchinari per la produzione di mascherine FFP2, destinati alla Flawa Consumer GmbH di Flawil. Il costo delle macchine, un totale di 1,6 milioni di franchi, è stato assunto a metà tra la Confederazione e il canton Zurigo. A regime al più tardi da metà maggio, potranno produrre tra le 80’000 e le 100’000 mascherine al giorno.
Daniel Koch, delegato dell'UFSP per la malattia Covid-19, ha ribadito che anche in futuro le persone sane non hanno bisogno di usare le mascherine igieniche nello spazio pubblico. Quelle filtranti del tipo FFP2 e FFP3 saranno destinate innanzitutto al personale medico, che dispone delle conoscenze necessarie per usarle correttamente. Le mascherine protettive di stoffa non dovrebbero invece essere realizzate artigianalmente. In ambito lavorativo in alcuni casi è raccomandato o richiesto l’uso delle mascherine igieniche di tipo chirurgico. «Ma occorre essere molto precisi nel loro impiego. Se non sono portate nel modo corretto le goccioline di virus potrebbero essere trasmesse comunque senza il rispetto della distanza sociale».