Oltre la metà sono le cosiddette microplastiche, che rimangono nell'ambiente diversi decenni o secoli.
A causa del littering, anche le macroplastiche hanno un impatto non indifferente
BERNA - In Svizzera ogni anno circa 14'000 tonnellate di materie plastiche finiscono nel suolo e nelle acque. Tra le principali cause l'usura dei pneumatici e il littering. È quanto emerge da uno studio commissionato dall'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) pubblicato oggi.
L'indagine - condotta dalla società di consulenza Ernst Basler + Partner - rileva che le materie plastiche sono ormai indispensabili come materiali per le loro proprietà tecniche. Ogni anno in Svizzera circa un milione di tonnellate vengono trasformate in prodotti monouso, come imballaggi o stoviglie monouso, ma anche in merci con una durata di vita più lunga, come i telai delle finestre o alcune componenti della carrozzeria delle automobili.
780'000 tonnellate di questa plastica finiscono nella spazzatura. Grazie allo smaltimento dei rifiuti, alla pulizia degli spazi pubblici, al drenaggio stradale e al trattamento delle acque reflue, è possibile gestire in maniera adeguata grandi quantità di questi rifiuti. Tuttavia, si stima che ogni anno circa 14'000 tonnellate di particelle di plastica finiscano ancora nel suolo, nell'aria e nell'acqua.
Oltre 8000 t da usura pneumatici - Secondo lo studio, la maggiore fonte di inquinamento dalle cosiddette microplastiche (particelle di dimensioni inferiori ai 5 millimetri) è l'abrasione dei pneumatici sulle strade. Si tratta principalmente di frammenti di gomma e fuliggine. Stando a un modello di calcolo che ha permesso di elaborare delle stime, ogni anno ne vengono rilasciate nell'ambiente circa 8100 tonnellate.
Le particelle vengono lavate via con l'acqua piovana e finiscono così nelle acque o sul terrapieno stradale. Vengono anche sollevate da terra dalle automobili in corsa e sospinte dal vento che le distribuisce altrove. Poiché queste materie plastiche non si decompongono quasi per nulla, secondo le proiezioni rimangono nell'ambiente per «diversi decenni o secoli».
Smaltimento di imballaggi da asporto - I rifiuti di plastica più grandi, le cosiddette macroplastiche, finiscono nella natura a causa del cosiddetto "littering" (rifiuti gettati o abbandonati con noncuranza nelle aree pubbliche invece che negli appositi bidoni per l'immondizia): buona parte di essi sono imballaggi di cibo e bibite da asporto. Secondo l'UFAM, sarebbero circa 2700 le tonnellate che all'anno finiscono nelle acque o a terra.
Ma costituiscono un grosso problema anche gli imballaggi di plastica e i sacchetti di plastica. Secondo un precedente studio sempre commissionato dall'lUFAM, nel 2018 la quota di materiale estraneo nei rifiuti organici compostati e in quelli "verdi" era da tre a dieci volte superiore rispetto a quella del 2000-2001.
Poiché non tutti questi frammenti di plastica possono essere rimossi negli impianti di compostaggio, finiscono poi nel terreno dove questo concime viene impiegato ed inquinano così l'ambiente. Lì si scompongono gradualmente in microplastica e si stima che vi rimarranno diverse centinaia di anni fino a quando verranno del tutto smaltiti.
Rischio per uomini e animali? - Stando all'UFAM, attualmente materie plastiche si trovano in tutti i laghi e fiumi svizzeri presi in esame e probabilmente in quasi tutti i terreni. Gli esseri umani e gli animali assorbono le microplastiche attraverso il cibo o la respirazione, ma le espellono di nuovo in gran parte.
In base alle conoscenze attuali, non si può escludere completamente che ciò possa costituire un rischio per gli animali che vivono nelle acque e sul suolo elvetico. Finora l'impatto ambientale delle microplastiche è sottovalutato: le tecniche analitiche precedenti non erano in grado di rilevare particelle più piccole o non disponevano di dati necessari.
Microparticelle di plastica sono già state rilevate nel tratto digerente di uccelli e pesci in Svizzera. Tuttavia, non sono ancora state trovate particelle nell'acqua potabile. La percentuale di microplastica nelle polveri sottili respirabili rientra nella fascia più passa, a una sola cifra. L'UFAM precisa che bisognerà tuttavia esaminare in maniera più approfondita se le particelle minuscole, le cosiddette nanoplastiche, possano introdursi nel nostro corpo.
Il rischio aumenterà - Poiché la plastica ha bisogno di un periodo di tempo molto lungo per degradarsi, è probabile che la sua concentrazione nell'ambiente aumenti se i livelli di inquinamento si manterranno elevati a livello attuale - e quindi aumenterà anche il rischio per gli esseri umani e gli animali, avverte l'UFAM.
Sulla base di queste nuove cifre, l'Ufficio federale intende ora attuare numerose iniziative parlamentari pendenti. Tra queste, la mozione della Commissione per l'ambiente, la pianificazione del territorio e dell'energia (Capte) del Consiglio nazionale «Meno rifiuti plastici nelle acque e nei suoli».
L'UFAM formula numerose raccomandazioni. Ad esempio il littering dovrebbe essere combattuto attivamente e bisognerebbe intensificare la pulizia degli spazi pubblici. Le pastiglie dei freni e le marcature dei pneumatici dovranno essere meno abrasivi. Bisognerà inoltre migliorare la cernita durante la raccolta dei rifiuti verdi ed organici e bisognerebbe evitare di utilizzare sacchetti di plastica degradabili nel compostaggio.