Secondo un calcolo matematico elaborato dai ricercatori del Poli i principali vettori potrebbero essere i giovani.
Uno studioso: «Senza avere davanti agli occhi un palese problema del sistema sanitario, la popolazione potrebbe non percepire la minaccia o non comprendere le misure restrittive».
ZURIGO - Un'eventuale seconda ondata di Covid-19 in Svizzera potrebbe avere un decorso più lento ma causare più morti della prima. È quanto risulta da un calcolo effettuato dai ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) con un nuovo modello matematico.
Il numero dei malati aumenterà più lentamente perché la società ha attraversato un processo di apprendimento ed è ora più cauta rispetto all'inizio della pandemia, spiega l'ETHZ in una nota odierna.
Anche se il numero di riproduzione di base (conosciuto come R0) dovesse salire di nuovo oltre 1, è praticamente certo che non sarebbe così alto come all'inizio della prima ondata d'infezione all'inizio di marzo. E su questa base non c'è aspettarsi un collo di bottiglia nel sistema sanitario.
«Questa è, da un lato, una buona notizia, ma subdola dall'altro», afferma l'autore dello studio Dirk Mohr, professore di Modellazione numerica dei materiali presso il Dipartimento d'Ingegneria Meccanica e di Processo.
Una seconda ondata in ascesa molto lenta, con un R0 solo leggermente superiore a 1 (numero medio di nuove infezioni originate da un singolo individuo nel suo periodo di infettività), sarebbe particolarmente insidiosa, precisa Mohr. Perché, «senza avere davanti agli occhi un palese problema del sistema sanitario, la popolazione potrebbe non percepire la minaccia o non comprendere la necessità di misure restrittive».
Una tale ondata potrebbe quindi portare un numero molto elevato di morti aggiuntive. In base ai calcoli dell'ETH fino a 5'000, a seconda dell'andamento dell'epidemia.
Nel loro computo, i ricercatori hanno calibrato il loro modello con le cifre ufficiali pubblicate dai Cantoni e hanno incluso informazioni dettagliate sulla demografia e sui generi di contatto specifici per età. Sono così riusciti valutare gli R0 delle singole fasce d'età per la prima ondata pandemica.
Ne è risultato che in Svizzera i ragazzi dai 10 ai 20 anni contribuiscono fortemente alla diffusione del virus e, in misura superiore alla media, anche la fascia dai 35 ai 45 anni. Gli anziani, invece, diffondono il virus in misura molto inferiore alla media.
Se nelle scuole, rispettando costantemente le norme sul distanziamento sociale e le misure igieniche, si riuscisse a dimezzare la probabilità di trasmissione dell'infezione, il numero previsto di decessi aggiuntivi nella popolazione totale passerebbe da 5'000 a meno di 1'000, sottolinea la nota odierna.
La pubblicazione dell'ETH non è ancora passata attraverso il normale processo di revisione scientifica.