Gustav Planzer, portavoce urano della task force Covid-19, spiega come dovrebbero comportarsi i Cantoni.
La gestione di un nuovo aumento dei casi di coronavirus rientra ora nella responsabilità dei Cantoni che devono adottare provvedimenti adeguati.
BERNA - 1’535 contagi nel mattatoio della Tönnies, 24 casi positivi fuori dall’impresa di carne, 44 contagiati in un complesso abitativo di Berlino. Nell’ultima settimana l’incubo coronavirus è tornato a colpire la Germania, tanto che ieri è stato decretato il lockdown nel distretto di Guetersloh (370’000 abitanti): chiusi bar, palestre, cinema, teatri, musei, memoriali e scuole, divieto di contatto tra più di due persone, stop a pic nic e grigliate all’aperto. Misure che sono state estese anche nel vicino distretto di Warendorf. In Svizzera i numeri attualmente sono bassi. Ma per il nuovo capo della divisione Malattie trasmissibili dell'UFSP «sarebbe un'illusione credere di poter prevenire i focolai». Cosa accadrebbe se il virus tornasse a diffondersi qui? 20 Minuten lo ha chiesto a Gustav Planzer, portavoce urano della task force Covid-19.
È possibile un lockdown in Svizzera?
«Con l’uscita dalla “situazione straordinaria” decisa dal Consiglio federale, la gestione di un eventuale nuovo aumento dei casi di coronavirus rientra nella responsabilità dei Cantoni che devono adottare provvedimenti adeguati. Si tratta di misure a livello “regionale”, i focolai vanno gestiti localmente».
Cosa implicherebbero queste “misure”?
«Sono i rispettivi governi cantonali a decidere. Ad esempio, alcuni eventi potrebbero essere vietati o potrebbe venire decretata la chiusura delle scuole. In caso di focolaio, negozi, ristoranti, hotel o intere città potrebbero venire isolati». Secondo la NZZ am Sonntag, il Consiglio federale sta sviluppando un possibile approccio “regionale” in caso di seconda ondata.
Si potrebbe arrivare anche a vietare l’entrata e l’uscita da una località?
«Solo come ultima risorsa. La Svizzera è un paese estremamente mobile e blocchi simili sono difficilmente attuabili. È importante un approccio coordinato tra cantoni limitrofi».
Cosa succederebbe se scoppiasse un focolaio in un’azienda, come in Germania?
«Non necessariamente verrebbe chiusa tutta l’area che la ospita. A seconda della situazione, i Cantoni potrebbero imporre misure restrittive come il divieto di ingresso, di eventi e l’obbligo di indossare la mascherina. In casi estremi, anche la chiusura della ditta potrebbe essere una possibilità, ovviamente per un periodo di tempo limitato».
C’è mai stato un lockdown “regionale”?
«No. In marzo molti medici avevano chiesto l’isolamento di Verbier, in Vallese, ma il Consiglio di Stato aveva detto “no”». Marcel Tanner, professore di epidemiologia all’Università di Basilea e membro della task force federale, ha recentemente messo in guardia: «Contagiati e focolai devono essere identificati in modo rapido, bisogna rintracciare subito i contatti, isolare le persone e implementare misure locali. Senza aspettare».