L'appello dell’ambasciatore serbo in Svizzera: «Cancellate il viaggio nel paese d’origine»
BERNA - Lo scorso 22 maggio ha revocato le misure di restrizioni nel suo paese, aprendo le porte ai turisti. Chi si reca in Serbia deve essere messo al corrente delle disposizioni che vigilano nel paese. Ad esempio deve sapere che c’è l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici. La Svizzera a partire dal 6 luglio intende allentare le restrizioni per i viaggiatori provenienti da paesi terzi, e tra questi fa parte appunto la Serbia.
È evidente, da quanto emerso ieri, che il numero di casi in Svizzera è di nuovo in aumento a causa dell'apertura della frontiera. Stefan Kuster, capo del dipartimento malattie trasmissibili dell’Ufficio Federale della Salute Pubblica, ha dichiarato davanti ai media che c'è stato un aumento del numero di nuovi casi tra i viaggiatori provenienti dalla Serbia.
Il governo federale sta esaminando le misure - «La situazione epidemiologica in Serbia è attualmente difficile da definire. Le misure per prevenire i casi importati vengono costantemente esaminate» ha dichiarato Kuster. In alcune circostanze, il Consiglio federale potrebbe ordinare "misure sanitarie di frontiera" come ad esempio la quarantena o la misurazione della temperatura. I medici cantonali hanno già messo in guardia in diversi articoli su una possibile ondata del virus da parte dei rimpatriati o sei viaggiatori.
A inizio giugno la task force scientifica federale aveva chiesto che l'apertura delle frontiere fosse accompagnata da controlli generali della temperatura per i viaggiatori. Quelli che presentano sintomi dovrebbero andare subito in ospedale. Gli esperti distinguono quattro livelli di pericolo per i viaggiatori senza sintomi. Se provieni da un paese che mostra una crescita esponenziale del numero di casi (livello di sicurezza rosso), dovresti rimanere in quarantena per almeno due settimane ed eseguire immediatamente il test. Test che dovrebbe essere ripetuto due settimane dopo l’arrivo in Svizzera.
Richiesta una quarantena di due settimane - La Serbia dovrebbe rientrare nella categoria "Livello di sicurezza arancione". Si tratta di quei paesi dove è sì stato raggiunto il picco del casi, ma dove il virus - seppur ancora diffuso - sta diminuendo. La Task Force raccomanda una quarantena di almeno due settimane e un test per i viaggiatori che arrivano da questi paesi. Anche il Regno Unito, la Bosnia Erzegovina, la Croazia, il Kosovo e l'Albania rientrano in questa categoria. Attualmente la Svizzera richiede già controlli generali della temperatura per i viaggiatori provenienti dalla Svezia.
Nicola Low, epidemiologo all'Università di Berna, ha rinnovato le raccomandazioni in un opuscolo di prossima pubblicazione. «Secondo la nostra classificazione, le persone provenienti dalla Serbia verrebbero testate all'arrivo. Andrebbero anche in quarantena e verrebbero nuovamente testati circa dopo una settimana», ha spiegato Low. Lo scopo dei test è individuare le infezioni in anticipo, in modo che le persone di contatto possano essere identificate al più presto.
«Farsi testare» - «La situazione in Serbia è stabile, ma negli ultimi giorni c'è stato un aumento del numero di persone infette», ha dichiarato Goran Bradić, ambasciatore serbo in Svizzera. Questo è anche il motivo per cui la Serbia ha introdotto tre giorni fa l'obbligo di mascherine sui trasporti pubblici. Bradić attribuisce anche l'aumento a due partite di calcio e a un torneo di tennis con il pubblico. In quell’occasione anche la star del tennis, Novak Djokovic, è stato infettato. Inoltre, l'ambasciatore ha spiegato che le misure inizialmente rigorose come i controlli alle frontiere sono state allentate.
L’ambasciatore serbo dal canto suo ha voluto dare degli avvertimenti a chi si reca in Serbia e poi intende tornare nella Confederazione: «Consiglio di sottoporsi subito al test dopo il ritorno in Svizzera per non mettere in pericolo le altre persone». Inoltre ha consigliato ai serbi che abitano qui di cancellare le loro vacanze nel paese di origine: «In generale, se possibile, tutti dovrebbero fare a meno del viaggio».