Per l'ex responsabile delle malattie trasmissibili dell'UFSP i casi registrati negli ultimi giorni sono troppi.
Non si può però ancora parlare di seconda ondata, ma i test andrebbero effettuati più rapidamente e in numero maggiore.
BERNA - Al momento, per quanto attiene alla pandemia di coronavirus, la Svizzera si trova in una «situazione difficile». A dirlo è l'ex "Mister Covid-19" della Confederazione, Daniel Koch, in un'intervista al portale bluewin.ch. Vi è un rischio molto grande che i casi aumentino massicciamente in autunno o in inverno, ha sottolineato.
«Al momento i casi non sono così elevati da poter affermare che ci troviamo confrontati con una seconda ondata, ma sono comunque troppo alti», secondo l'ex responsabile delle malattie trasmissibili per l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), nel frattempo andato in pensione e sostituito da Stefan Kuster.
Koch teme che molte persone infettatesi col coronavirus non vengano reperite col rischio che il virus possa diffondersi indisturbato. Per evitare un simile scenario, tutti quelli che presentano sintomi di Covid-19 si dovrebbero sottoporre al test di depistaggio, ha spiegato Koch. Dal momento che i sintomi possono non essere riconosciuti come tali, vi è il pericolo che il problema si accentui nei mesi freddi dell'anno.
Al momento, tutto lascia supporre che il virus si diffonda più facilmente con climi umidi e freddi. Per spezzare le catene di trasmissione bisognerebbe quindi eseguire più analisi, anche in presenza di sintomi lievi, secondo l'esperto. Al momento si testa troppo in ritardo e troppo poco.
Se il test viene fatto quando una persona è veramente malata, vi è il rischio che quest'ultima abbia già infettato "X persone": in queste condizioni, a suo parere, la catena non può più essere ricostruita.
Il test viene consigliato dall'UFSP a tutte le persone che presentano sintomi come anche a quei soggetti, avvertite dall'app SwissCovid, entrate in contatto con una persona infetta. Da fine giungo, l'analisi è gratuita. I costi sono presi a carico della Confederazione.
Per quei centri deputati ai test e nei "Drive-in", la Confederazione si accolla i costi solo se tali strutture sono state autorizzate dal Cantone e l'analisi ordinata da un medico.