Sono tra le persone vulnerabili, ma temono meno la pandemia. È quanto emerge da uno studio del Politecnico di Zurigo
ZURIGO - Ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETH) hanno intervistato duemila persone nella Svizzera tedesca per sapere quale fosse il loro atteggiamento nei confronti dell'epidemia di coronavirus. Sorprendentemente dalle risposte emerge che pochi anziani si sono attenuti alle direttive della Confederazione.
L'inchiesta, suddivisa in due parti, è stata svolta tra i mesi di marzo e luglio, ovvero dal periodo del semi-confinamento a quello dell'obbligo della mascherina nei trasporti pubblici. Al primo sondaggio, che verteva sul comportamento avuto durante la crisi, hanno partecipato 1'500 persone tra i 18 e i 69 anni. Al secondo - rivolto agli ultra 59enni - hanno preso parte 500 persone.
Anziani a fare la spesa - Dall'indagine risulta che, persino nella fase più acuta della pandemia (in marzo e aprile), circa il 60% delle persone più anziane andava da sola a fare la spesa, ha dichiarato l'autrice della doppia inchiesta, Angela Bearth, che è psicologa comportamentale alla cattedra di Consumer Behavior (comportamento dei consumatori) dell'ETH, in un'intervista rilasciata all'ateneo federale. Ciò dimostra che molti ultra 65enni si sarebbero sentiti sotto tutela, se non avessero potuto fare gli acquisti autonomamente.
Dal sondaggio emerge anche che nella Svizzera tedesca il 20% delle persone più in là con gli anni, e quindi considerate a rischio, ha incontrato i propri nipoti durante il semi-confinamento. «I nostri dati mostrano che le misure di distanziamento erano di difficile attuazione, in particolare perché i contatti sociali hanno un'importanza enorme per il benessere fisico e psichico e le persone più anziane hanno meno possibilità di compensarli con i moderni mezzi di comunicazione digitali», ha sottolineato Bearth, contattata dall'agenzia Keystone-ATS.
Le misure d'igiene preconizzate dalle autorità federali, come il lavarsi le mani e usare il gel disinfettante, sono invece state complessivamente ben applicate, perché le persone intervistate si dicevano coscienti del rischio elevato che il loro comportamento avrebbe potuto avere per chi aveva malattie preesistenti.
«Visione ottimistica» - In generale, nella Svizzera tedesca, oltre il 40% delle persone interrogate pensavano di essere meno in pericolo rispetto alla media nazionale. Soltanto il 10% riteneva di essere più a rischio. Secondo la ricercatrice dell'ETH, si tratta di una «visione ottimistica» della realtà, un fenomeno ben noto in psicologia.
Per quanto riguarda l'uso della mascherina, Bearth sostiene che la cattiva comunicazione sul tema all'inizio della crisi produca tuttora degli effetti. Tra coloro che non l'indossavano, numerose persone pensavano che la mascherina non fosse efficace e che fosse persino inutile quando il numero di casi positivi è basso.
Tali persone erano inoltre convinte che essa proteggesse soprattutto gli altri. Non ne vedevano quindi l'utilità per loro stessi, ciò che spiega perché numerose persone non portino la mascherina in modo corretto, sottolinea la ricercatrice.
A questo proposito, il sondaggio mostra che il gruppo più «spensierato» era quello di età compresa tra i 35 e i 49 anni, mentre quello tra i 20 e 34 portava più di frequente la mascherina protettiva.
Secondo Bearth, i due studi - che non sono ancora stati pubblicati in una rivista scientifica - non sono certamente rappresentativi della popolazione svizzera, in particolare di quella dei cantoni latini. Nella Svizzera romanda e in Ticino, l'esperienza della pandemia è stata diversa, ammette l'autrice. L'indagine offre comunque un'immagine interessante della situazione nella Svizzera di lingua tedesca.