Mercoledì verrà pubblicato "Daniel Koch, Stärke in der Krise" dedicato alle esperienze vissute dall'ex Mister Covid-19.
In esso l'ex Capo del Dipartimento per le malattie infettive dell'UFSP ripercorre le tappe della pandemia e le scelte fatte. «Non ho mai voluto fare polemiche con gli altri esperti. L'app SwissCovid? Trovo pochi punti positivi. Ma visto che c'è usiamola».
BERNA - La pensione non ha fermato la notorietà di Daniel Koch. L'ex "Mister Covid" continua infatti a far parlare di sé e dopo le critiche ricevute a Zurigo da alcuni scettici, la sua storia è pronta a finire sulle 260 pagine di un libro scritto dal dottor Ruedi Grüring e intitolato "Daniel Koch - Stärke in der Krise" che verrà pubblicato mercoledì prossimo.
I capitoli più forti di un libro che ripercorre le varie esperienze di vita dell'ex Capo del Dipartimento per le malattie infettive dell'UFSP sono naturalmente quelli che riguardano la pandemia. E sono stati scritti di proprio pugno da Daniel Koch. I passaggi più piccanti del manoscritto sono stati rivelati oggi dai quotidiani del gruppo Tamedia.
Violenti scontri dietro le quinte - Prima che la pandemia si abbattesse sulla Svizzera, negli Uffici del dipartimento diretto da Koch ci furono discussioni molto aspre sulle contromisure da adottare.
Soprattutto su come bilanciare le responsabilità personale, la protezione dei gruppi a rischio e i divieti da imporre alla popolazione. In quei momenti Daniel Koch ha pensato diverse volte di presentare le proprie dimissioni dalla Task Force.
«Non avrei mai sostenuto una strategia basata solamente sui divieti. Fin dall'inizio ho combattuto affinché il Consiglio federale mettesse in pratica solo le misure che sarebbero state accettate e sostenute dalla popolazione anche a lungo termine».
SwissCovid bocciata - In un altro passaggio, Daniel Koch commenta l'app SwissCovid, programmata dai politecnici di Losanna e Zurigo per il tracciamento delle infezioni. E la sua opinione è piuttosto dura.
«Oggettivamente trovo pochissimi punti positivi in questa app», scrive Koch nel suo libro. Il suo sviluppo, secondo l'ex Mister Corona, ha occupato infatti troppe risorse togliendole da scopi più importanti. «L'app documenta solo la trasmissione del virus, ma non lo ferma».
Koch non è affatto sicuro che il santo sia valso la candela: «Ma ora che è stata creata non ha senso non usarla».
Gli altri capitoli - La prima parte del libro racconta il lavoro di Koch alla Croce Rossa. In Africa e Sud America il neo pensionato è stato «più volte minacciato di morte» e ha visto cose indicibili provocate da guerre e malattie.
Il libro suggerisce che Koch è sempre apparso così calmo e pacato durante la crisi Covid perché aveva vissuto di molto peggio altrove. Nonostante altri virologi profetizzassero una catastrofe con più di 30'000 morti in Svizzera, Koch è sempre andato avanti per la sua strada.
«Mi sono rifiutato di avviare una controversia tra esperti in pubblico. Sono rimasto fedele alla nostra comunicazione graduale e cauta. Per me questo è stato l'approccio migliore che potessimo tenere».