Un libro mostra i retroscena della pandemia, e del lockdown, nel nostro paese
Koch ha sempre voluto mantenere una linea moderata, evitando misure estreme. Ma sulla chiusura delle scuole, è intervenuto Alain Berset.
BERNA - Durante le fasi più concitate della pandemia, sono stati visti lavorare fianco a fianco, fornendo informazioni sulle infezioni e sulle misure da intraprendere, come sulle conseguenze per la Svizzera durante il lockdown.
Si tratta di Daniel Koch, il noto "Mister Corona", ex capo dell'unità di Malattie trasmissibili dell'Ufficio Federale di Sanità Pubblica, e Alain Berset, il Ministro della Sanità.
Ma come svela un libro realizzato dal Recherchedesk di Tamedia sui retroscena del lockdown in Svizzera, ripreso dalla Sonntagszeitung, dietro le quinte delle conferenze stampa c'è stata una cronaca avvincente, che non sempre li ha visti d'accordo.
Nella pubblicazione si nota come Daniel Koch abbia inizialmente sottovalutato la pandemia: il giorno dopo il lockdown di Wuhan, "Mister Corona" ha detto in un'intervista che non c'era «nessun o pochissimo pericolo» per l'Europa. Inoltre, a fine gennaio considerava eccessivo applicare un obbligo della mascherina.
Koch e gli epidemiologi - Il rapporto tra Koch e diversi epidemiologi come Marcel Salathé o Christian Althaus non è stato inoltre dei migliori. Mentre gli esperti hanno lanciato presto molti avvertimenti riguardo a una possibile diffusione incontrollata del coronavirus, offrendo le loro conoscenze e il loro aiuto all'UFSP, Daniel Koch ha sempre declinato l'offerta.
Tuttavia, anche con il senno di poi, Koch non ha mai visto questa decisione come un errore. Durante un'intervista successiva ha infatti spiegato che non ha mai trovato utili le critiche e i consigli degli scienziati.
Alla fine, è stato proprio il Consigliere federale Alain Berset a non sostenere più la strada "pacifica" sostenuta da Koch. In un meeting di crisi con i ministri della Sanità dei Paesi vicini, svoltosi a Roma a fine febbraio, Berset si è infatti reso conto «che la situazione in Italia è sfuggita al controllo». In Svizzera, nel frattempo, si tergiversava ancora, cercando di impedire l'implementazione di misure radicali.
Scuole chiuse in dieci minuti - A metà marzo, il Covid-19 è stato dichiarato ufficialmente una pandemia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
In quel periodo, Daniel Koch si recò in Ticino, dove il Governo aveva già dichiarato lo stato di emergenza. «Nessuno vuole chiudere il Gottardo» disse. Il tema: la chiusura delle scuole dell'obbligo del cantone, una misura contro la quale Mister Corona ha combattuto con successo. «La Confederazione raccomanda di tenere aperte le scuole dell'obbligo», spiegò allora Koch a Bellinzona.
Giovedì 12 marzo è stato «il giorno in cui le cose sono davvero cambiate», ha rivelato Berset.
A tarda sera, infatti, un improvviso SMS di Christian Levrat, Presidente del PS, scuote il Ministro: Parigi aveva appena annunciato la chiusura di tutte le scuole. «Perché?!» si è chiesto Berset, che aveva parlato recentemente con i Ministri francesi, che non avevano intenzione di chiudere, e ha perciò subito chiamato la sua controparte francese, il Ministro Olivier Véran. Secondo una nuova valutazione, gli ha spiegato Verán, anche i bambini possono trasmettere il coronavirus, e più frequentemente di quanto non si pensasse.
Nel giro di dieci minuti, giovedì sera a Berna si è finalmente deciso di chiudere le scuole anche in Svizzera, ignorando il corso "moderato" di Koch. Berset ha poi spiegato che era convinto che la maggior parte dei paesi europei avrebbe seguito l'esempio francese. «A volte è inutile nuotare contro corrente», ha detto.
Da lì in poi, come quasi ovunque nel continente, le lezioni scolastiche in Svizzera si sono tenute online, direttamente da casa.