Ogni Cantone elvetico può introdurre, e lo sta facendo, le misure che ritiene più appropriate
Una soluzione federalistica che non piace a tutti in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo
BERNA - In Svizzera, a differenza della situazione in primavera, è ora ogni singolo Cantone ad essere in prima linea nella lotta contro la pandemia di coronavirus.
Da quando i Cantoni hanno ripreso il timone, si nota infatti un mosaico di misure differenti viaggiando attraverso la Svizzera: alcuni sono intervenuti rapidamente e con più forza, altri preferiscono aspettare e monitorare la situazione. È qui ad esempio emblematica la decisione da parte di alcuni cantoni, e altri no, di rendere obbligatorie le mascherine nei negozi.
L'epidemiologo Matthias Egger, ex capo della task force Covid-19 della Confederazione e presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, ha criticato aspramente questa dinamica. «Già in estate è apparso piuttosto chiaro che la strategia di stabilizzare i numeri delle infezioni con il tracciamento dei contatti non era pienamente efficace. Se non si cambia qualcosa velocemente, la Svizzera potrebbe avere già sui 3'000 casi al giorno a novembre» sostiene Egger, «di conseguenza, anche i ricoveri in ospedale e i decessi aumenterebbero rapidamente».
Un'accozzaglia di misure - La crisi ha rivelato le debolezze del federalismo, secondo Egger: «L'accozzaglia di misure compromette l'efficacia della lotta contro il coronavirus. Il virus non rispetta i confini cantonali o nazionali» ha dichiarato l'esperto al quotidiano 20 Minuten, «un cambiamento di rotta è urgentemente necessario».
Egger invita poi i Cantoni a prendere provvedimenti: «I Cantoni dovrebbero concordare al più presto nuove misure per evitare un secondo lockdown», afferma Egger, che chiede che tutti i locali notturni siano chiusi per un certo periodo di tempo. Nonostante non sia una soluzione soddisfacente dal punto di vista economico e sociale, «il fatto è che i giovani si infettano nei club e questo porta a un aumento dei casi anche tra le persone anziane».
Egger ritiene inoltre necessario limitare a 50 il numero massimo di persone nei ristoranti e in occasione di eventi pubblici e privati. I Cantoni dovrebbero poi formulare una raccomandazione coordinata di homeoffice, ovvero spingere per il ritorno del lavoro da casa.
«Il federalismo non è adatto alla crisi» - Anche dai partiti giungono critiche per il lavoro dei Cantoni.
Ad esempio, il presidente dei Verdi Balthasar Glättli ha recentemente dichiarato al portale 20 Minuten: «Mi rattrista che il federalismo si stia rivelando inadatto alla crisi». Infatti, a dipendenza delle valutazioni o del scetticismo di chi è al timone, ci possono essere regole più o meno severe anche tra Cantoni vicini. Insomma, così «è difficile per la popolazione capire le misure».
Glättli si sarebbe aspettato che i direttori della sanità e i governi cantonali concordassero un approccio coordinato. Il Consiglio federale, secondo l'esponente Verde, dovrebbe infatti portare tutti i Cantoni intorno al tavolo decisionale. In effetti, giovedì è previsto un vertice durante il quale la presidente Simonetta Sommaruga riceverà le autorità di tutti i Cantoni per discutere della crisi.
«Vicino al cittadino» - Manuel Battegay, primario dell'ospedale universitario di Basilea e membro della task force Covid della Confederazione Svizzera, difende invece la strategia attuale.
Il federalismo permette di «essere molto vicini al cittadino» secondo Battegay, e in questo modo anche le misure più spiacevoli sono meglio accettate. Battegay osserva tuttavia che il coordinamento tra la Confederazione e i Cantoni è importante. «C'è margine di miglioramento, soprattutto nella comunicazione e nella spiegazione delle misure di protezione».
Anche Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS), vede la faccenda in modo simile: «Secondo le nostre informazioni, il tracciamento dei contatti funziona ancora nel complesso». È vero però che i Cantoni stanno aumentando il personale, e che il tracciamento sta diventando sempre più impegnativo con l'aumento delle infezioni. «Ciò non significa che la ricerca dei contatti sia fallita o stia diventando priva di significato».
Il segretario generale della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità, Michael Jordi, ci tiene a sottolineare che tutti i Cantoni hanno già formulato raccomandazioni e chiarimenti in merito ai club e alle mascherine obbligatorie. Aggiunge: «Se tutti i Cantoni adottassero le stesse misure contemporaneamente, non ci sarebbe più un margine di manovra cantonale o regionale, ad esempio tra zone urbane e rurali, e le critiche sarebbero probabilmente ancora più aspre».
Situazione di crisi: tre possibilità
Riguardo al potere decisionale, la legge sulle epidemie prevede tre diversi livelli in Svizzera. Infatti, a seconda della situazione, il Consiglio federale ha più o meno competenze.
In una situazione normale, i Cantoni sono fondamentalmente responsabili di emettere le misure di prevenzione e lotta contro le malattie trasmissibili. I poteri della Confederazione sono limitati, e comprendono principalmente informazioni e raccomandazioni.
In una situazione particolare, il Consiglio federale ha invece la facoltà di ordinare direttamente l'applicazione di determinate misure. In primo luogo, però, il Consiglio federale deve consultare i Cantoni.
Se la minaccia per la salute pubblica diventa invece tale da provocare una situazione straordinaria, il Consiglio federale può ordinare nuove misure senza dover prima consultare i Cantoni.