Ha avuto luogo oggi a Berna un punto della situazione da parte degli esperti della Confederazione
Oltre ai contagi, preoccupa l'aumento dei ricoveri: «Con questa tendenza, il sistema sanitario potrebbe già essere sovraccarico in due o tre settimane»
BERNA - La seconda ondata nel nostro Paese è sempre più marcata. Mentre ieri a livello nazionale sono stati segnalati 5'256 nuovi casi accertati, oggi le infezioni sono arrivate addirittura a 6'634, con un preoccupante 26,4% di tamponi positivi.
Gli esperti della Confederazione hanno così fatto il punto della situazione con una conferenza stampa. A Berna hanno preso parola Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali; Martin Ackermann, presidente della Task force Covid-19 della Confederazione; Stefan Kuster, responsabile per le malattie trasmissibili presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP); Eric Jakob, a capo della Direzione per la promozione della piazza economica (SECO); e Andreas Stettbacher, incaricato del Consiglio federale per il servizio sanitario coordinato (SSC).
La situazione al momento - Ha iniziato a parlare Stefan Kuster, che ha spiegato la situazione dei contagi al momento. «C'è stato più di un raddoppio rispetto alla scorsa settimana». L'indice di positività degli ultimi sette giorni è del 21% (più di un quinto dei test è risultato positivo). La crescita si denota in tutte le fasce d'età. «Ci sono Cantoni più colpiti, e alcuni meno, ma siamo tutti coinvolti allo stesso modo» ha continuato Kuster.
Confrontandoci con i nostri Paesi vicini, «siamo nettamente i peggiori, abbiamo superato tutti i paesi vicini», ha detto Kuster, «per questo motivo dobbiamo impegnarci sempre di più a fare attenzione, evitare contatti inutili, rispettare le regole sanitarie».
Serve l'aiuto della popolazione - «Il contact tracing ha raggiunto i suoi limiti», ha poi detto Rudolf Hauri. «Al momento non siamo in grado di identificare l'origine delle infezioni». La popolazione è perciò chiamata ad aiutare il servizio: «le persone colpite dovrebbero informare immediatamente le loro famiglie e coloro con cui hanno avuto contatti stretti», ha spiegato Hauri. Comunque, «è altrettanto importante limitare il numero di contatti».
«Sono sempre più toccate anche persone anziane», ha poi aggiunto Hauri. Un terzo delle persone contagiate ha infatti attualmente più di 50 anni: il coronavirus sta colpendo sempre più le persone provenienti dai gruppi più vulnerabili.
«È tutto nelle nostre mani: lavarsi le mani, mantenere la distanza, ridurre il contatto. Le regole dell'igiene sono ben chiare» ha poi esclamato Hauri, invitando la popolazione alla massima attenzione. «L'obbligo d'indossare la mascherina, che è spesso percepita come fastidiosa, è da un punto di vista scientifico molto importante per il contenimento della pandemia».
Raddoppiano anche i ricoveri - Martin Ackermann, presidente della task force scientifica, ha poi parlato dello sviluppo della pandemia. In un rapporto realizzato dalla taskforce, si nota che oltre al numero di nuove infezioni, anche il numero di ricoveri e il numero di posti letto occupati in terapia intensiva raddoppia ogni settimana.
«Partiamo dal presupposto che il limite massimo di capacità sarà raggiunto tra il 5 e il 18 novembre se non cambia nulla nella situazione attuale», ha detto Ackermann. In due o tre settimane, infatti, il sistema sanitario potrebbe infatti già essere sovraccarico.
«Non c'è più tempo per aspettare» - «Non c'è più tempo da perdere» ha proseguito Ackermann, «la strategia di contenimento non funziona più a causa dell'elevato numero di casi».
Per migliorare la situazione, occorre che la popolazione eviti la metà dei contatti che ha solitamente nella vita professionale e privata: «I contatti vanno mantenuti al minimo». Le misure, spiega poi il Presidente della task force, saranno in vigore probabilmente «fino a marzo/aprile dell'anno prossimo».
Il crollo del turismo - Ha poi preso la parola Erik Jakob, della SECO, che ha introdotto l'attuale situazione del turismo. Dopo il miglioramento durante l'estate, c'è ora stato «un crollo storico delle prenotazioni nel settore turistico». Un recupero completo del turismo, secondo Jakob, non può essere previsto prima del 2023/2024.
Per quanto riguarda la stagione invernale, in arrivo, l'industria del turismo vorrebbe avere una sicurezza di pianificazione. «Sono convinto che la stagione invernale possa aver luogo, chiaramente in condizioni leggermente diverse», ha detto Jakob. È infatti fondamentale continuare ad attuare i principali concetti di protezione.
Lo sviluppo dei pazienti Covid - Infine si è espresso Andreas Stettbacher, del Servizio sanitario coordinato (SSC), che ha parlato dell'occupazione dei letti negli ospedali svizzeri e nei reparti di terapia intensiva.
La Svizzera dispone attualmente di 22'230 di posti letto acuti negli ospedali, dei quali 16'000 sono occupati. 710 di questi sono occupati da pazienti Covid-19. Osservando la tendenza, il numero è in rapida crescita, e presto rimarrà una riserva di circa 5'000 posti.
Nelle unità di terapia intensiva, il 19,7% dei letti occupati sono attualmente occupati da pazienti Covid. Rimangono 342 letti a disposizione per i reparti di terapia intensiva.
Gli esperti rispondono ora alle domande dei giornalisti
La Svizzera ha ancora a disposizione abbastanza test?
«Le capacità devono essere ampliate», ha dichiarato Kuster. «La situazione non è semplice. Ci sono ancora abbastanza test per il momento, ma se le cose continueranno in questa direzione, raggiungeremo presto la capacità massima».
Ha senso che il Consiglio federale aspetti fino a mercoledì per adottare ulteriori misure?
«Ci sono già determinate misure in corso di applicazione» ha detto Ackermann. Il nocciolo della questione è che l'effetto delle nuove misure si manifesterà solo tra due settimane, «ma tra due settimane il sistema sanitario potrebbe già essere sovraccarico».
L'esercito può dare una mano agli ospedali? Alcuni Cantoni hanno già richiesto il supporto dell'esercito?
Visto che si profila una situazione di "collo di bottiglia", soprattutto nei reparti di terapia intensiva, ha risposto Stettbacher, «l'esercito potrebbe sicuramente intervenire per dare sostegno, come nella prima ondata» Per quanto riguarda le richieste, nonostante emerga che alcune siano in preparazione, «per il momento non ne abbiamo ricevute».
I Cantoni aiuteranno già da ora il settore della ristorazione?
«La Confederazione sta procedendo in questo senso», ha ribattuto Jakob, riferendosi ai prestiti Covid e al lavoro a tempo parziale. «Ma i Cantoni chiaramente non devono aspettare, e possono iniziare da subito a parlare di sostegno finanziario al settore».
Com'è possibile che stiamo superando tutti i paesi vicini se i concetti di protezione funzionano?
«Sospettiamo due fattori: il clima più freddo e il numero di casi già elevato all'inizio dell'autunno», ha risposto Ackermann. «Inoltre, va sottolineato come durante l'estate le normative in Svizzera sono state allentate maggiormente rispetto ad altri Paesi europei».
Cosa ne pensa la task force dei grandi eventi?
«È chiaramente un rischio quando si riuniscono grandi folle» ha detto Ackermann. I concetti di protezione, inoltre «sono d'aiuto dentro negli stadi, ma non ad esempio prima e dopo l'evento».
Qual è la valutazione dell'UFSP sulle misure decise in politica?
«L'UFSP fa il punto della situazione, il Consiglio federale poi valuta e decide», ha affermato Kuster. «I politici si sono certamente assunti le loro responsabilità, sia a livello federale che cantonale», infatti, diversi Cantoni hanno adottato misure drastiche.
Quando arriverà al limite il personale sanitario e infermieristico?
«Le capacità dei letti sono sempre calcolate in modo tale che si considerino solo i pazienti che possono essere presi in cura», ha detto Stettbacher. Se il numero di posti letto disponibili diminuisce, ciò può anche essere dovuto al fatto che il personale non riesce a tenere il passo. «È perciò importante che le cifre relative alle infezioni siano ridotte».
Il numero di decessi comunque è al momento ancora basso. C'è qualche indicazione che la seconda ondata sia meno letale?
«Ci sono fattori che tengono bassa la mortalità. L'esperienza della prima ondata, ad esempio, è stata acquisita, e i pazienti possono essere trattati meglio». Inoltre, ha spiegato Ackermann, «l'età dei pazienti è ora generalmente più bassa e i giovani hanno un tasso di mortalità minore». Per quanto riguarda il virus: «non ci sono prove che il virus sia cambiato o sia diventato meno letale».
La taskforce non dovrebbe forse comunicare in maniera più decisa, più "cattiva"?
«Ho l'impressione che la nostra voce sia già ascoltata così, e che siamo già in grado di comunicare in modo chiaro l'urgenza della situazione» ha risposto Ackermann.
Sulla base di ciò che vediamo oggi, le restrizioni attuali sono sufficienti?
«Da un punto di vista scientifico, chiaramente, non sono sufficienti», ha detto Ackermann. Il punto chiave, viene ribadito, «è ridurre il numero delle infezioni». Un altro problema, come detto, è che l'impatto delle nuove misure non si farà vedere per circa due settimane.
Perché ci vuole così tanto tempo per ricevere i pagamenti legati alla crisi? Si rischia un'ondata di situazioni di bancarotta?
Al momento non si possono richiedere i crediti Covid-19. «Sono stati introdotti durante la situazione di emergenza», ha detto Jakob. «Ora ci troviamo in una situazione particolare, e si applicano di nuovo le procedure ordinarie», perciò, la collaborazione tra Confederazione e Cantoni richiede nuovamente più tempo. «La Confederazione e i Cantoni non possono purtroppo salvare tutte le aziende, è oltre le capacità dello Stato», ha dichiarato Jakob. «Comunque, è indispensabile che la responsabilità sia condivisa tra Confederazione e Cantoni».