In Ticino è stata approvata quella sulle imprese responsabili, mentre è stata bocciata quella sul materiale bellico
BERNA - Obiettivo fallito per l'iniziativa "Per imprese responsabili". Il testo, in virtù dell'opposizione di gran parte della Svizzera tedesca, non ottiene la maggioranza dei Cantoni, condizione fondamentale per superare lo scoglio delle urne. La proposta è comunque stata accettata dal 50,73% dei cittadini. Ma era necessaria anche la maggioranza dei Cantoni, trattandosi di una modifica della Costituzione. La partecipazione si è attestata al 47,02%.
Anche l'iniziativa “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico” è stata bocciata dalla maggioranza dei Cantoni. Ed è stata accolta soltanto da quattro cantoni. Ha detto no il 57,45% dei cittadini. La partecipazione era al 46,93%.
I risultati
Iniziativa “Per imprese responsabili - a tutela dell'essere umano e dell'ambiente”
L'iniziativa “Per imprese responsabili” è stata bocciata dalla maggioranza dei cantoni. Soltanto il Ticino, Neuchâtel e Giura hanno detto “sì” alla proposta. Il 50,73% dei cittadini ha detto “sì”.
I cantoni che hanno detto "no" - La proposta è già stata bocciata nei Cantoni Appenzello Esterno (56,52%), Appenzello Interno (65,02%), Argovia (56,93%), Basilea Campagna (45,73%), Glarona (52,86%), Grigioni (54,21%), Lucerna (55,91%), Nidvaldo (67,8%), Obvaldo (63,8%), San Gallo (57,68%), Sciaffusa (52,76%), Soletta (56,17%), Svitto (68,43%), Turgovia (57,65%), Uri (58,53%), Vallese (55,29%) e Zugo (64,76%).
Il Ticino ha detto “sì” - Per quanto riguarda il Ticino, dopo lo spoglio delle schede in tutti i comuni, è passato il "sì" con il 54,2% dei consensi (la partecipazione si attesta al 43,4%). Hanno inoltre detto “sì” anche Basilea Città (61,93%), Berna (54,6%), Friburgo (56,56%), Ginevra (64,16%), Giura (68,69%), Neuchâtel (64,6%), Vaud (59,84%) e Zurigo (52,83%).
I risultati
Iniziativa “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”
L'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico" è stata respinta dalla maggioranza dei cantoni tra cui Ticino (55,21% di no) e Grigioni (61,26%). La proposta è stata bocciata dal 57,45% dei cittadini.
I cantoni che hanno già detto "no" - La proposta è già stata bocciata nei Cantoni Appenzello Esterno (63,62%), Appenzello Interno (71,23%), Argovia (63,52%), Basilea Campagna (57,14%), Berna (54,76%), Friburgo (54,9%), Glarona (66,03%), Grigioni (61,26%), Lucerna (63,09%), Nidvaldo (75,18%), Obvaldo (72,58%), San Gallo (64,26%), Sciaffusa (58,44%), Soletta (63,08%), Svitto (74,24%), Turgovia (66,17%), Uri (71,23%), Vallese (64,62%), Vaud (50,79%), Zugo (69,45%) e Zurigo (54,34%).
Un “no” anche ticinese - L'iniziativa sul finanziamento del materiale bellico è stato bocciato anche nel nostro cantone. Il 55,2% dei votanti ticinesi ha infatti detto “no” alla proposta (con una partecipazione del 43,39%).
"Sì" da quattro cantoni - La modifica costituzionale promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) è stata accolta solo da Basilea Città (57,92%), Ginevra (53,12%), Giura (54,68%) e Neuchâtel (52,27%).
Le reazioni
Dick Marty: «La battaglia non è finita» - «Se la vittoria non arriverà oggi, lo farà sicuramente domani». Si mostra ancora ottimista e battagliero, nonostante la sconfitta odierna, l'ex consigliere agli Stati ticinese Dick Marty, co-presidente del comitato dell'iniziativa "Per imprese responsabili".
Marty si è espresso nel corso di una diretta streaming del comitato. L'ex senatore ha ricordato che il testo, naufragato alle urne dopo essere stato bocciato dalla maggioranza dei Cantoni, è stato sostenuto da persone con background diversi e che anche persone a basso reddito hanno fornito il loro contributo tramite donazioni.
«Ora prenderemo in parola le società che durante la campagna hanno fatto promesse», ha affermato dal canto suo la co-presidente del PS e consigliera nazionale zurighese Mattea Meyer. Decine di migliaia di persone hanno votato sì, sottolineano gli iniziativisti, come testimoniano gli 80'000 cartelloni appesi in tutto il Paese, i 450 comitati locali creati e le oltre mezzo milione di cartoline redatte.
Economiesuisse tira un sospiro di sollievo - La direttrice romanda di economiesuisse Cristina Gaggini si dice molto sollevata dopo la bocciatura oggi in votazione popolare dell'iniziativa "Per imprese responsabili". A suo giudizio, il controprogetto, che ora entrerà in vigore a meno di referendum, basta e avanza per concentrarsi in maniera incisiva sui problemi prioritari.
Raggiunta da Keystone-ATS, Gaggini sottolinea come il testo fosse fonte di grande incertezza per l'insieme del tessuto economico svizzero, piccole e medie imprese comprese. Andando a punire secondo il diritto svizzero eventuali violazioni avvenute all'estero, avrebbe inoltre deteriorato le relazioni con gli altri Stati, profanandone la sovranità.
GSseE: «Il risultato non è male» - «Il risultato non è così male al momento», dice Thomas Bruchez, segretario del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). I risultati indicano tuttavia che l'iniziativa "Per un divieto di finanziamento dei produttori di materiale bellico" è stata respinta dalla maggior parte dei cantoni e con una percentuale che attualmente è intorno al 60%.
«C'è comunque un'approvazione di circa il 40%», nota Bruchez. «Una parte della popolazione ci ha ascoltati». Bruchez tiene a sottolineare che il comitato d'iniziativa si è trovato di fronte a lobby economiche «estremamente potenti» e al Consiglio federale.
Bruchez indica che l'attuale tasso di approvazione mostra che «devono essere prese misure per il finanziamento degli armamenti da guerra». In particolare, egli menziona controlli più severi da parte della Segreteria di Stato dell'economia (SECO).
È soddisfatto il comitato contrario - Il comitato borghese (PLR, UDC, PPD, PBD) contro l'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico" si dice molto soddisfatto. Il testo - bocciato dalla maggior parte dei cantoni - sarebbe stato difficile da attuare. Secondo la consigliera nazionale Maja Riniker (PLR/AG) proponeva soluzioni estreme. In questi tempi di Covid-19 «avrebbe rappresentato un onere supplementare per l'economia».