L'industria svizzera del turismo è preoccupata di un'eventuale approvazione dell'iniziativa il prossimo 7 marzo.
I viaggiatori provenienti dai paesi del Golfo rappresentano un importante mercato: «Siamo una nazione aperta e tollerante che non giudica gli ospiti in base a caratteristiche come il sesso, la religione o l'origine».
BERNA - L'industria svizzera del turismo, investita in pieno dalla pandemia, teme che un sì all'iniziativa sul divieto del burqa in Svizzera, posta in votazione il 7 marzo, danneggerebbe l'immagine della Svizzera come destinazione turistica.
In una nota odierna, La Federazione svizzera del turismo mette in guardia da un "sì" alle urne a favore dell'iniziativa popolare sulla dissimulazione del viso in un periodo difficile come questo, col settore in sofferenza acuta a causa della pandemia, l'evento peggiore dalla seconda guerra mondiale.
La Svizzera è un paese aperto e tollerante che non giudica i suoi ospiti in base a caratteristiche come il sesso, la religione o l'origine. L'industria del turismo teme che se l'iniziativa sarà adottata, la Svizzera perderà anche attrattiva quale sede di congressi e incontri d'affari.
In particolare, i viaggiatori provenienti dai paesi del Golfo rappresentano un importante mercato per il turismo elvetico. Dal 2007, il numero di pernottamenti di ospiti originari di questa regione è cresciuto del 130%. Gli Arabi sono particolarmente importanti per il turismo delle città.
Secondo il primo sondaggio pubblicato da Tamedia lo scorso 22 gennaio, l'iniziativa popolare "Sì al divieto di dissimulare il proprio viso" verrebbe accolta col 63%. L'analisi per regione mostra un forte sostegno all'iniziativa in Ticino, dove il 71% degli intervistati è a favore e dove già vige un divieto simile (come a San Gallo), contro il 66% delle regioni francofone e il 60% della Svizzera tedesca.
Per i sostenitori, l'argomento più convincente è che il burqa è un'espressione dell'Islam radicale, che non ha posto nella cultura occidentale. Per gli oppositori, le donne che indossano il velo sono casi isolati e lo Stato non dovrebbe interferire nei codici di abbigliamento privati.
Parlamento e Consiglio federali sono contrari all'iniziativa. Qualora la proposta di modifica costituzionale venisse bocciata, entrerebbe in vigore un controprogetto indiretto, ossia livello di legge, che obbliga le persone a scoprirsi se ciò è richiesto da un funzionario per farsi identificare oppure per ottenere determinati servizi, come il rinnovo di un abbonamento.