Gli esperti di Berna hanno passato in rassegna i farmaci utilizzati con i pazienti ricoverati. Con scarso entusiasmo
BERNA - Finora nessun medicinale nuovo o già esistente è attualmente in grado di ridurre i tassi di ospedalizzazione, né di cambiare radicalmente il decorso della malattia una volta che i pazienti sono ricoverati. È quanto sostiene la Task Force scientifica, che sul suo sito web ha pubblicato oggi una "Valutazione dei trattamenti farmaceutici del COVID-19".
Secondo la Swiss National Covid-19 Science Task Force, nonostante la comparsa di numerosi preparati per il trattamento del coronavirus, solo pochi di essi «hanno dimostrato di avere un impatto incisivo sulla mortalità».
Tra i vari farmaci, ad esempio, il corticosteroide desametasone ha evidenziato una riduzione significativa della mortalità legata al COVID-19 nei pazienti con malattia moderata o grave che richiede l'apporto di ossigeno, spiega la Task Force.
In campo internazionale, alcuni trial indicano che con l'antivirale Remdesivir si è verificato un miglioramento del quadro clinico del paziente, ma senza tuttavia provare alcun effetto sulla mortalità.
Sono in corso studi - aggiungono gli esperti - sulla profilassi post-esposizione o sui pazienti ambulatoriali in terapia antivirale o trattati con anticorpi monoclonali. In questo contesto, «la colchicina potrebbe ridurre la necessità di ospedalizzazione nei pazienti con malattia lieve», scrive la Task Force.