Le lunghe code davanti ai negozi evocano reazioni ironiche e indignate.
L'associazione di categoria trova le condizioni troppo rigide.
ZURIGO - La riapertura dei negozi dopo il lockdown è stata accolta positivamente dalla clientela svizzera. Almeno stando alle lunghe
code che si sono formate ieri davanti ai negozi Ikea, allo Shoppi Tivoli di Spreitenbach o all'H&M sulla Bahnhofstrasse di Zurigo.
Ironia e critiche sul web - La calca, immortalata dalle fotocamere dei telefonini e affidata al giudizio della rete, ha ovviamente generato commenti ironici sui social media. Memore di quanto sta avvenendo in Israele presso le filiali del gigante svedese del mobile, un utente di Twitter ha scherzato chiedendo se anche in Svizzera Ikea fosse partita con le vaccinazioni. «Si potrebbe presumere che le persone a casa non indossino nulla e non abbiano mobili», sottolineava invece, amaro, il commento di un altro utente.
Naturalmente c'è pure chi si è semplicemente indignato: «Come puoi fare una cosa simile a te stesso?», si legge su Facebook. «Molti non hanno ancora imparato nulla», risponde un altro. «Se non fosse così triste, sarebbe ridicolo», replica ancora un utente.
Spaventati e sostenitori - Oltre agli ironici e gli indignati ci sono poi i preoccupati, coloro che temono una terza ondata. Tra questi c'è chi sottolinea la volontà di non farsi contagiare dalla corsa allo shopping: «Il mio lockdown personale resta tale, indipendentemente dalle prime aperture di ristoranti, stadi e qualsiasi altra cosa ordineranno i dittatori economici».
Tuttavia, alcuni utenti difendono i fan dello shopping. «Lasciate vivere la gente. Se siete così spaventati, restate a casa e fate acquisti online», scrive un lettore di 20 Minuten.
«Sabato la prova del fuoco» - Va detto, le code si sono andate formando anche in conseguenza delle restrizioni poste dal Governo federale. «Ci sono regole più severe nei negozi e nei centri commerciali», ha fatto notare Hans-Ulrich Bigler, direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri. «Se nei prossimi giorni dovesse confermarsi il trambusto davanti ai negozi mentre all'interno non succede nulla, i limiti di capacità dovrebbero diventare un po' meno rigidi».
Per Dagmar Jenni, direttrice della Federazione svizzera del commercio al dettaglio, la prova del fuoco sarà sabato. «Poiché la maggior parte delle persone ha il fine settimana libero, staremo a vedere se i flussi nei negozi aumenteranno».
Non appena si formano lunghe code, i proprietari dei negozi dovrebbero chiedere ai clienti di tornare più tardi o persino un altro giorno, spiega Jenni. «È quindi auspicabile una comunicazione attiva durante le ore più tranquille». In questo modo, le code potrebbero essere evitate. «Credo che non siano ben accolte dal grande pubblico in tempi di Covid».