Viola Amherd ha presentato il rapporto sulla politica di sicurezza licenziato dal Consiglio federale.
BERNA - Rivalità egemoniche in aumento e maggior rischio di conflitti ai confini dell’Europa, ciberattacchi e campagne di disinformazione, sono aspetti della situazione politica internazionale potenzialmente pericolosi per la Svizzera.
Sulla base di questa analisi, il Consiglio federale ha licenziato il rapporto sulla politica di sicurezza per gli anni a venire - inviato in consultazione fino al 18 di agosto - che prevede tutta una serie di misure a livello interno volte a contrastare i nuovi e i vecchi pericoli, tra cui anche i rischi legati al cambiamento climatico, e a livello internazionale.
«La situazione in materia di sicurezza è diventata più instabile a livello mondiale, Europa compresa», ha dichiarato stamane davanti ai media la consigliera federale Viola Amherd, responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), illustrando il rapporto che sostituisce quello risalente al 2016
Le zone periferiche dell’Europa sono divenute maggiormente instabili, l’effetto protettivo del contesto geografico e politico della Svizzera è diminuito. La concorrenza tra le grandi potenze è aumentata, lo sviluppo tecnologico ha prodotto nuove minacce e la società è diventata più polarizzata, ha spiegato Pälvi Pulli, capo della politica di sicurezza al DDPS.
Il rapporto indica nove priorità per la politica di sicurezza della svizzera. Queste includono il rafforzamento dell'allerta precoce contro potenziali pericoli e la protezione contro gli attacchi informati, enfatizzando il ruolo futuro della gestione dei conflitti "ibridi" (ciberattacchi e disinformazione) e della necessità di contrastare il terrorismo, l'estremismo violento e il crimine organizzato.
In caso di crisi, la sicurezza e l'approvvigionamento devono essere rafforzati, mentre la protezione da eventuali disastri naturali e da altre emergenze, come la pandemia di coronavirus, deve essere migliorata. Molto importante, per l'esecutivo, è fare in modo che sia sempre possibile in Svizzera la libera formazione delle opinioni.
Le misure da prendere per raggiungere questi obiettivi riguardano diverse ambiti politici che sono chiamati a cooperare più strettamente.
Pericoli naturali e pandemie - Per la ministra della difesa, le catastrofi naturali e le pandemie rappresentano tra le maggiori minacce per la Svizzera. «Il mondo è molto più interconnesso di 20 anni fa, il pericolo è molto più grande», ha aggiunto, accennando all'attuale crisi sanitaria.
La pandemia ha messo a nudo la vulnerabilità del paese ai disastri e alle emergenze. Il rischio che tali eventi si ripetano nei prossimi anni è in crescita secondo gli esperti.
Per non essere colta di sorpresa, la Svizzera deve prepararsi a problemi di approvvigionamento. Per questo s'intende accrescere la sicurezza dell'approvvigionamento a lungo termine per non rimanere a corto di beni e servizi critici, rilevanti per la sicurezza.
Ciberattacchi - Un aumento degli attacchi informatici provenienti dalla Cina, dall'Iran e dalla Russia a scopo di spionaggio è stato osservato in Svizzera negli ultimi tempi. Tale fenomeno rappresenta una minaccia elevata per le autorità, l'esercito, le organizzazioni internazionali e le rappresentanze straniere a Ginevra, così come per i settori finanziario e tecnologico.
Il laboratorio chimico-biologico di Spiez (BE) è diventato un bersaglio nel quadro delle attività di propaganda svolte in relazione al tentato assassinio dell'agente russo Skripal, afferma il rapporto.
Il DDPS prevede di dotarsi di un comando informatico entro il 2024, ha sottolineato a tale riguardo Viola Ahmerd. I servizi di intelligence stanno attualmente reclutando più personale per individuare meglio i tentativi di disinformazione provenienti dall'estero.
Terrorismo - La minaccia del terrorismo di matrice islamica permane, come hanno dimostrato gli attacchi di Morges (VD) e Lugano (TI) l'anno scorso. Tuttavia, la Svizzera dovrebbe continuare ad essere un obiettivo secondario, a meno che certe decisioni politiche non vengano percepite come ostili ai musulmani o all'Islam.
Insomma, le minacce esistenti, tradizionali, non sono scomparse: il rischio di un conflitto militare alla periferia dell'Europa c'è. Qualora un tale scenario dovesse concretizzarsi, la Svizzera potrebbe essere oggetto di attacchi informatici, sabotaggi, disinformazione, sovversione, uso improprio del suo territorio per supporto logistico e spionaggio. Anche l'incolumità dei cittadini svizzeri nelle zone di conflitto sarebbe in pericolo.