Centinaia di gestori hanno annunciato che si opporranno al requisito del certificato e continueranno a far entrare tutti
Almeno, l'appello lanciato online è questo, ma si rischiano multe pesanti: fino a 10'000 franchi
BERNA - Da oggi sarà necessario avere il certificato Covid (ovvero essere vaccinati, guariti, o testati) per poter entrare nei ristoranti, nelle palestre e in altre strutture ricreative al chiuso.
Una misura che, appena annunciata, aveva subito incendiato l'opinione pubblica, tra coloro che l'hanno accolta con piacere e coloro che l'hanno percepita, invece, come qualcosa di inaccettabile. Tra le fila di quest'ultimo gruppo, molti imprenditori hanno deciso di unirsi, per organizzare una ribellione e opporsi al Covid Pass: «Vogliamo garantire che i clienti vengano tutti trattati allo stesso modo», si legge sul sito Animap.ch, su cui si sono iscritte circa 4'000 aziende.
Il quotidiano 20 Minuten ha quindi provato a sentire alcune delle aziende coinvolte: c'è chi ha riattaccato il telefono, chi alla fine ha deciso di fare dietro-front, e chi invece rimane fedele alla protesta, anche se preferisce restare anonimo. Non c'è da meravigliarsi: le multe rischiano di essere salate: fino a 100 franchi per gli ospiti, fino a 10'000 franchi per le imprese.
«Serviremo tutti gli ospiti»
Tra coloro che intendono tirare dritto, c'è ad esempio il ristorante Walliserkanne, a Zermatt. «Serviremo tutti gli ospiti», ha raccontato il proprietario, Patrik Aufdenblatten, senza paura delle sanzioni. D'altronde, «diversi avvocati mi hanno detto che il requisito del certificato Covid è contro la legge. Come può essere legale se non si applica ai parlamentari e nei trasporti pubblici?» ha poi aggiunto, deciso, Aufdenblatten.
«Probabilmente farò entrare tutti, qualunque cosa accada». Si è espresso in toni simili il proprietario di un caffè nel canton San Gallo, che preferisce però restare anonimo, e che parla del suo locale come «un luogo d'incontro per la popolazione del villaggio. «Ho ospiti che hanno 88 anni e vengono da me una volta alla settimana per un caffè e una torta. Non posso mandarli in terrazza al freddo solo perché non hanno un certificato. La gente rispetta le regole e le cose stavano migliorando nell'industria, ma ora tutto rischia di crollare di nuovo».
È dello stesso avviso il gestore di un bar nella zona di Zurigo: «In particolare con i miei clienti abituali non mi preoccuperò dei controlli, farò entrare tutti», ha detto, preferendo restare anonimo. «Due anni fa non avremmo potuto mai immaginare che ci sarebbe stata una tale discriminazione tra la popolazione», ha aggiunto, sconsolato.
«Come un lockdown»
Un altro gestore di un bar nel Canton San Gallo, invece, ha deciso una misura drastica: chiuderà il locale. «Preferisco così piuttosto che dover discriminare qualcuno perché non ha un certificato». L'uomo sta intanto pensando di fondare un partito per «provare a fare la differenza».
Molta preoccupazione si percepisce in particolare nelle zone rurali, dove il tasso di vaccinazione è basso. Ad esempio, un imprenditore e proprietario di una palestra della Svizzera centrale ha dichiarato: «Dovrò sottopormi al requisito del certificato, ma questo per me è come un lockdown, perché l'80% delle persone in azienda non sono vaccinate».
L'uomo non ha alcuna comprensione per la decisione del Consiglio federale. «Noi ci assicuriamo che le persone siano sane, ma ora non possiamo farle allenare. Nel frattempo, i parlamentari non hanno bisogno di un certificato per le loro sessioni. Preghiamo che la popolazione rinsavisca e che voti contro la legge Covid».
Opporsi? Può essere costoso
Altre aziende, contattate, hanno deciso di rinunciare ad opporsi. Chi resiste all'obbligo di ottenere un certificato, infatti, può rischiare sanzioni pesanti. Gli ospiti o i visitatori senza certificato possono essere multati fino a 100 franchi. Le aziende che si rifiutano di rispettare l'obbligo del certificato rischiano multe fino a 10'000 franchi e persino la chiusura della loro attività.
La polizia effettuerà «controlli mirati e selettivi», ha intanto confermato Max Hofmann, segretario generale della Federazione Svizzera dei Funzionari di Polizia (FSFP). D'altronde, la polizia non sarebbe in grado di effettuare «controlli a tappeto», ma sarà più plausibile procedere con controlli a campione. Un'ipotesi confermata da un portavoce della Conferenza dei comandanti delle polizie cantonali.