Due istituti scolastici zurighesi si sono lanciati in un originale esperimento.
Permettono agli studenti di avere voce in capitolo nel reclutamento dei docenti, ponendo loro delle domande.
ZURIGO - Nelle scuole medie di Neftenbach e Wädenswil, gli alunni possono dare la loro opinione sull'assunzione dei nuovi insegnanti. Dopo aver avuto un colloquio con i candidati, hanno la possibilità di dire cosa ne pensano.
Stupore e soddisfazione - «Sono rimasto molto sorpreso quando mi sono improvvisamente ritrovato di fronte a quattro studenti», ha raccontato Daniel Schmed, insegnante 36enne, alla NZZ am Sonntag. Alcuni dei quesiti posti da giovani riguardavano le azioni da intraprendere in caso di bullismo o in caso di problemi personali degli studenti. Ma anche domande del tipo: "Come ti descriveresti?". «Sono rimasto stupito da quanto fossero mature le domande», ha aggiunto Schmed. Che alla fine è stato assunto. «È bello sapere che gli studenti mi vogliono». Questo gli dà infatti ulteriore legittimazione.
Colloquio supervisionato - Quello vissuto dall'insegnante presso la scuola media di Neftenbach non è quindi stato un tipico colloquio di lavoro, visto che per una volta sono stati gli studenti, e non l'istituto scolastico, ad ascoltare le sue parole. I giovani hanno in seguito discusso le loro impressioni con la direttrice, la quale ha comunque osservato le conversazioni senza intervenire. Secondo la donna, i giovani dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nel sistema scolastico.
«Serve coraggio, ma ne vale la pena» - Il processo di assunzione è quindi il seguente: la direzione della scuola fa una prima selezione fra le candidature. Poi i prescelti vengono ascoltati e interrogati da alcuni studenti, che in seguito danno il loro punto di vista alla direzione stessa. «Il diritto degli adolescenti ad avere voce in capitolo si sta espandendo sempre di più», ha spiegato Enikö Zala-Mezö, responsabile del centro di sviluppo scolastico all'Alta scuola pedagogica di Zurigo, al domenicale. «Ci vuole coraggio e creatività per coinvolgere gli studenti nelle decisioni. Ma ne vale la pena». Un parere questo condiviso anche dal presidente dell'Associazione svizzera dei direttori scolastici Thomas Minder. Il quale sottolinea tuttavia come la scelta finale debba però spettare agli adulti.