Dall'inizio della crisi sanitaria chi si espone pubblicamente riceve frequenti minacce e messaggi di odio.
I numeri della Polizia federale confermano che questi episodi sono triplicati rispetto al 2019.
BERNA - Odio, odio e ancora odio. Nell'ultimo anno e mezzo i social network sono diventati un vero e proprio ring, nel quale utenti con idee diverse non si limitano a discutere, ma spesso si affrontano con ferocia, prendendosi a male parole. E al centro dei dibattiti ci finiscono, il più delle volte, le figure che si espongono di più: i politici. Fioccano dunque le minacce di morte, che, sempre più, vengono considerate normali.
Ogni opinione è provocazione - Per proteggersi dalle taglienti critiche ognuno adotta le sue strategie. Nell'ultimo anno, ogni qual volta partecipa a un dibattito pubblico, la consigliera nazionale liberale radicale Doris Fiala evita ad esempio di utilizzare Twitter e Facebook per due settimane. «Di solito cerco di non provocare. Ma dall'inizio della crisi sanitaria ogni punto di vista diventa una provocazione, non importa quale». E queste persone non si limiterebbero a sfogare frustrazioni e malumori: «Si incitano anche l'un l'altro», sottolinea Fiala, «e questo è pericoloso».
«So dove trovare i tuoi familiari» - Anche il consigliere nazionale socialista Cédric Wermuth ha visto la frequenza delle minacce a lui indirizzate lievitare con l'avvento della pandemia. E per un po', ammette, ha subito insulti e intimidazioni più volte alla settimana. «Il tutto diventa particolarmente meschino quando si tirano in ballo i membri della mia famiglia, e quando qualcuno scrive "So dove questa persona va a scuola o al lavoro"».
Le forze speciali - Ne sa qualcosa anche il ministro della sanità Alain Berset. Una delle tante minacce di morte da lui ricevute online, pubblicata in forma di video, è persino diventata virale. Inoltre, in occasione della sua partecipazione al programma televisivo Arena, trasmesso da SRF, il consigliere federale si è fatto scortare dall'unità speciale "Skorpion" della Polizia di Zurigo, specializzata in crimini violenti come prese di ostaggi o minacce terroristiche.
Cifre in vertiginoso aumento - Si tratta di una tendenza, quella dell'ondata di odio, confermata anche dai numeri della Polizia federale. Nel 2020 sono state 885 le minacce segnalate alla Fedpol, un valore più che triplicato rispetto alle 246 registrate nel 2019. E secondo la Polizia federale questo incremento è legato in modo diretto alla pandemia. I dati di quest'anno non sono al momento ancora disponibili, ma è atteso un ulteriore incremento.
«Che non diventi normalità» - Tali minacce, secondo il sociologo Marko Kovic, hanno passato il limite. «Non possiamo accettare che questo si normalizzi», sottolinea. «Quello che sta accadendo ora è totalmente all'opposto della cultura politica che conosciamo in Svizzera. Quella in cui si può dialogare con i politici». Il fatto che la frustrazione e l'odio si riversino nel dibattito pubblico è però una tendenza, secondo Kovic, che aveva già preso il via prima ancora del Coronavirus, con l'intensificarsi dell'utilizzo dei social media. «Queste piattaforme dovrebbero essere regolamentate in modo che la società non vada in pezzi», conclude.