Giacciono da mesi nei magazzini militari. E vengono vendute ai Cantoni a prezzo simbolico. È polemica
BERNA - Fa discutere a nord delle Alpi, con strascichi anche in Germania, la qualità delle mascherine protettive distribuite dall'esercito svizzero. Secondo alcuni le forze armate hanno consegnato milioni di esemplari scadenti. Per il Dipartimento della della protezione della popolazione (DDPS) è invece tutto in regola.
La vicenda è raccontata oggi dai giornali del gruppo Tamedia. Nei magazzini dell'esercito dormono milioni di mascherine "WS Protection, Love is Power" acquistate all'inizio della pandemia. Per evitare di doverle buttare - tali prodotti hanno una data di scadenza - il DDPS, con una campagna speciale iniziata un anno fa, le vende a un prezzo simbolico alle autorità locali.
Il problema, spiega il Tages-Anzeiger citando un rapporto dell'esercito datato giugno 2020, è che la qualità di queste mascherine è discutibile. In un test effettuato nel Laboratorio Spiez, nell'Oberland bernese, citato nel documento, la permeabilità del tessuto non tessuto è stata valutata "significativamente peggiore" di una maschera di riferimento standard.
In un altro test realizzato dall'Ufficio bavarese per la salute e la sicurezza alimentare è poi emerso che tale prodotto non soddisfa la norma EN 14683 e non è pertanto una protezione bocca-naso adatta al campo medico. Per questo motivo, le autorità del Land hanno richiamato le mascherine "WS Protection, Love is Power".
Interrogato dal giornale, il portavoce dell'esercito Stefan Hofer difende l'operato: "Nel caso dei dispositivi medici di classe I, che comprendono anche le maschere igieniche, è responsabilità del produttore dichiarare la conformità del prodotto". La farmacia dell'esercito aveva verificato la dichiarazione di conformità della mascherina in questione e l'aveva trovata buona, ha precisato.
Il test nel laboratorio di Spiez, ha proseguito Hofer, era solo un test comparativo. Lo scopo era di assicurarsi che si trattava di dispositivi medici di qualità almeno sufficiente. I test comparativi non permettono di verificare se un prodotto soddisfa o meno determinare norme di qualità, ha aggiunto il portavoce, precisando di non essere a conoscenza del richiamo ordinato dalle autorità della Baviera.
Secondo l'esperta del settore Margit Widmann, interrogata dal "Tagi", le mascherine in questione possono dare un falso senso di sicurezza. Per questo motivo è irresponsabile metterle in circolazione, tanto più che nel 2021 era possibile trovare dispositivi di buona qualità a prezzi ragionevoli.