Circa ottocento svizzeri che da bambini furono vittime di un affidamento coatto si sono riuniti oggi a Berna.
Alla manifestazione ha partecipato anche Irène Kälin: «Ogni storia è una testimonianza d'ingiustizia e merita la promessa che fatti del genere non si ripeteranno mai più».
BERNA - Circa 800 ex "bambini collocati" ("Verdingkinder") e altre vittime di affidamenti coatti si sono riuniti oggi a Berna alla Bea Expo in segno di solidarietà e per ricordare questo oscuro capitolo elvetico. Presente la presidente del Consiglio nazionale Irène Kälin.
La maggior parte delle vittime di provvedimenti amministrativi o di collocamenti coatti è ormai anziana e fragile, ricorda in una nota la Fondazione Guido Fluri, all'origine dell'iniziativa popolare per la riparazione lanciata nel 2014 per chiedere risarcimenti per le vittime.
Soprattutto durante la pandemia di Covid per queste persone vulnerabili è stato impossibile riunirsi, molte sono rimaste isolate e sole. Era quindi molto importante invitarle a un incontro dove potessero stare tutte assieme e allo stesso tempo «inviare loro un forte segnale di solidarietà», ha dichiarato parlando ai convenuti Guido Fluri, milionario attivo nel settore immobiliare che visse nella sua infanzia un'esperienza analoga.
Grande rispetto per queste persone è stato testimoniato dalla presidente del Consiglio nazionale Irène Kälin (Verdi/AG): «Ogni storia è una testimonianza d'ingiustizia e merita la promessa che fatti del genere non si ripeteranno mai più», ha affermato. L'ecologista ha sottolineato l'importanza di una riunione di tali dimensioni: «Se penso che solo pochi anni fa solo poche persone osavano raccontare la loro storia, questo è un grande segno che qualcosa è cambiato», ha affermato.
Iniziativa e controprogetto
L'iniziativa per la riparazione chiedeva 500 milioni di franchi per le vittime. A distanza di neanche due anni le Camere federali avevano approvato un controprogetto indiretto che prevedeva un fondo per il contributo solidale di 300 milioni, in modo da poter destinare a ognuno un contributo solidale di un massimo di 25'000 franchi.
Per decenni, fino al 1981, decine di migliaia di bambini e adolescenti furono collocati su decisione amministrativa in aziende artigianali o agricole dove erano considerati manodopera a basso costo, in istituti severamente gestiti o addirittura in penitenziari, talvolta senza decisione giudiziaria. In questi istituti hanno patito violenze fisiche e psichiche, sfruttamenti, maltrattamenti e abusi sessuali oltre a essere stati separati dai loro genitori e fratelli.
Le donne potevano vedersi costrette ad abortire, a farsi sterilizzare o a dare in adozione il proprio figlio o figli. Alcuni bambini e adolescenti sono stati collocati in istituti o centri medici dove hanno subito sperimentazioni farmacologiche o sono stati sottoposti a test con sostanze sconosciute e medicalizzazione forzata.
Molte di queste persone vivono tuttora in condizioni di difficoltà finanziarie o psicologiche a causa degli abusi, delle umiliazioni e della stigmatizzazione di cui sono stati oggetto per decenni. Secondo le stime del governo le persone ancora in vita che hanno subito collocamenti coatti dovrebbero essere tra 12'000 e 15'000. Nel frattempo 11'000 di essi hanno ricevuto un riconoscimento ufficiale per le sofferenze subite e un contributo finanziario.