Le analisi quantitative non sono idonee per rilevare dati relativi alla discriminazione basata sull’orientamento o l’ide
BERNA - - Non è possibile migliorare i dati sulla discriminazione di persone LGBTI mediante studi quantitativi. Ne è convinta il Consiglio federale e lo ha espresso in un rapporto adottato durante la seduta odierna. In sostanza, riferisce il rapporto, “il rilevamento di dati relativi alla discriminazione dell’'identità sessuali è estremamente complessa. Da un lato, le persone LGBTI sono confrontate con differenti esperienze di discriminazione. Dall'altro, le discriminazioni sono percepite in modi diversi dalle vittime e sono pertanto difficilmente misurabili”.
Secondo il Consiglio federale “le persone LGBTI costituiscono un gruppo di popolazione relativamente piccolo e disomogeneo, il che ostacola un rilevamento rappresentativo dei dati”.
Da qui la decisione di non ritenere possibile migliorare i dati sulla discriminazione di persone LGBTI mediante studi quantitativi. Un'analisi più precisa del fenomeno richiederebbe conoscenze che possono essere acquisite unicamente con una ricerca qualitativa.
Tuttavia il Consiglio federale intende però migliorare i dati attualmente disponibili. In particolare ha incaricato il Dipartimento federale dell'interno (DFI) di chiarire le competenze istituzionali di Confederazione e Cantoni nonché il coordinamento della protezione dalle discriminazioni.
Il DFI è inoltre chiamato a esaminare se e in quali ambiti le persone LGBTI sono oggetto di discriminazione nel sistema sanitario e a redigere un rapporto sulla loro situazione di salute.