Luce puntata su giornali e portali sul modo in cui avrebbero influenzato e non verificato i dati esposti dai governi
BERNA - Dall'inizio della pandemia sono stati scritti fior fior di articoli medici, politici e giornalistici riguardanti il Covid-19. Sono state mandate in onda trasmissioni alla tv con dibattiti che ospitavano esperti in materia, pubblicati libri, realizzati film. Generate mille versioni della stessa storia che hanno creato un abisso quando è arrivato il momento di scegliere se sottoporsi a un vaccino o meno. Ma nel dare informazioni è mancato un approccio critico? Secondo un articolo apparso sulle colonne della Neue Zurcher Zeitung non è da escludere.
Per il suo lavoro di Master una studentessa di Zurigo, Clara Goebel, ha analizzato 42mila articoli comparsi su 48 giornali e portali svizzeri tra gennaio 2020 e aprile 2022, arrivando alle due seguenti conclusioni: è scarseggiato lo spirito critico rispetto alle misure volute dalla Confederazione per arginare i casi Covid e le informazioni sarebbero state lacunose rispetto all'effetto delle vaccinazioni.
Per fare luce su quanto esposto dalla studentessa, la Neue Zurcher Zeitung ha esaminato alcuni archivi, estratto alcuni passaggi e ripreso anche affermazioni autorevoli come quelle del consigliere federale a capo del Dipartimento federale dell'interno Alain Berset.
Sulle colonne di vari media si è parlato di un «bisogno» del vaccino, di una «necessità» di farlo divenire obbligatorio. Si è descritta la campagna vaccinale come uno «strumento centrale per combattere la pandemia». Berset aveva affermato che il Covid-Pass «serve a dimostrare che non si è più infettivi». Poco dopo un amministratore di Biontech aveva dichiarato che la probabilità di risultare positivi al Covid «diminuisce del 92% dopo il vaccino». Tuttavia lo scorso 10 ottobre la responsabile commerciale di Pfizer Janine Small ha dichiarato nel corso di un'audizione al Parlamento europeo che «il vaccino non è stato testato per contrastare la trasmissione del virus».