Cerca e trova immobili

SVIZZERA«I laureati che lavorano a tempo parziale approfittano della società»

19.12.22 - 12:04
La denuncia del professor Stefan Wolter: «Non può essere che gli studi del medico che lavora a tempo parziale siano pagati da una cassiera»
Tamedia AG / A. Moser
Fonte ats
«I laureati che lavorano a tempo parziale approfittano della società»
La denuncia del professor Stefan Wolter: «Non può essere che gli studi del medico che lavora a tempo parziale siano pagati da una cassiera»

ZURIGO - La cassiera del supermercato che paga gli studi al dottore: è il paradosso, legato alla diffusione del lavoro part-time, denunciato da Stefan Wolter, professore all'università di Berna. I laureati che lavorano a tempo parziale approfittano di una formazione a carico della società, ma non pagano poi sufficienti imposte per rimborsare i costi da loro causati: a passare alla cassa è così chi è meno istruito, argomenta l'esperto, che propone tasse di studio posticipate.

«Con il perdurare della tendenza al lavoro part-time, l'istruzione non sarà più un investimento conveniente dal punto di vista della società, poiché i costi rimarranno invariati ma il gettito fiscale di chi ha studiato non li coprirà più nel corso della vita lavorativa», sostiene in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger il direttore del Forschungsstelle für Bildungsökonomie (centro di ricerca per l'economia formativa) dell'ateneo della città federale. «In tal modo a lungo andare non ci saranno soldi per la prossima generazione e la carenza di lavoratori qualificati si aggraverà. Questo vuol dire che chi ha poca istruzione paga i costi formativi a chi ce l'ha: e non può essere che gli studi del medico che lavora a tempo parziale siano pagati dalla cassiera».

A prendere posizione in maniera analoga erano stati qualche tempo fa da diversi esponenti della politica elvetica.

«Chi ha studiato deve fare maggiormente la propria parte»
Wolter ha in mente un meccanismo per risolvere il dilemma: costringere le persone che hanno studiato e che non versano sufficienti imposte a fare maggiormente la loro parte. «Posso avanzare un esempio. Un'istruzione terziaria costa 100'000 franchi, un costo che deve essere compensato da imposte aggiuntive. Come paragone prendiamo una persona senza istruzione terziaria che paga 5'000 franchi all'anno di tasse sul reddito. Con un periodo di ammortamento di (ad esempio) 25 anni l'accademico dovrebbe pagare 4'000 franchi in più di tasse sul reddito ogni anno per evitare di aver studiato a spese del contribuente meno istruito. Se paga quella cifra o più (cioè 5'000+4'000=9'000 franchi) non sentirà nulla dell'imposta posticipata. Ma se paga solo 7'000 franchi in un anno, 2'000 franchi dovranno essere pagati in arretrato».

Da questa "nachgelagerte Studiengebühr" - tassa sugli studi posticipata - l'esperto si aspetta un cambiamento degli incentivi. «I diplomati delle scuole superiori dovrebbero pensare più attentamente a ciò che vogliono studiare e si dovrebbe fare molto di più per garantire che anche in seguito lavorino. A lungo termine, non possiamo permetterci di formare due o tre persone a livello universitario per ogni lavoro a tempo pieno. Inoltre, la garanzia che coloro che hanno beneficiato del sostegno dello stato restituiranno poi abbastanza alla società dovrebbe evitare una polarizzazione tra chi sta in basso e chi sta in alto».

Resistenza, in primis da sinistra
La proposta appare sociale, ma la resistenza maggiore arriva da sinistra. «È vero», osserva l'ex capoeconomista dell'Ufficio federale dello sviluppo economico e dell'impiego, una delle due entità che nel 1999 hanno dato vita alla Seco. la Segreteria di Stato dell'economia. «Abbiamo realizzato un sondaggio con 6'000 persone: poco meno della metà di quelle di sinistra è d'accordo. E più si va a destra, maggiore è l'approvazione: fino al 70%».

Gli argomenti degli oppositori «sono i soliti», osserva Wolter. «L'istruzione non deve essere economizzata; gli studenti devono poter scegliere le loro materie senza vincoli economici; l'istruzione gratuita è un diritto umano; l'idea va contro lo spirito del tempo, che richiede che sempre più persone possano conciliare meglio famiglia e carriera grazie al lavoro part-time», riassume lo specialista. «Le persone che avanzano queste argomentazioni non si accorgono però che solo chi ha un'istruzione universitaria gode di tali vantaggi: chi non è laureato e non ha un salario così alto da potersi permettere un lavoro a tempo parziale sarebbe chiamato a passare alla cassa», conclude il docente.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

Dario Lampa 2 anni fa su tio
Ah si, il superpagato professore di economia, che dice ai medici di non lavorare part-time dalla sua comodissima cattedra. Perché chiaramente scrivere guadagno = profitto - costo sulla lavagna è paragonabile a stare 12 ore in corsia... poi ci si meraviglia che i giovani medici preferiscono non lavorare. Inoltre è chiarissimo che l'utilità alla società si misura in moneta giusto? Ovvio mi sembra, che chi più guadagna è chi è più utile, e questo prof sicuramente è molto utile! La verità è che questo giocondo vuole introdurre lo "student debt" modello stati uniti, ma nascosto nei bilanci statali sperando che nessuno si accorga dell'equivalenza. Funziona benissimo negli stati uniti vero? Viene proprio voglia di fare la stessa cosa... E chi è in assistenza allora? O chi fa uso della cassa malati? Deve ripagare la società anche lui? Altrimenti "una cassiera gli paga la chemio"? Peccato non abbia menzionato le cassiere che gli pagano la pensione. Vediamo poi chi vorrà studiare filologia e lingue antiche, o le altre facoltà "a bassa rendita" che già oggi contano gli studenti sulle dita di due mani al massimo, sapendo che dovranno sicuramente anche pagare extra tasse per permettere a questi superprofessori di economia di guadagnare di più di quello che guadagnano negli stati uniti, dove la retta costa 60000 dollari annui. Bravissimo professore, sante parole...

Meganoide 2 anni fa su tio
Forse il prof ha paura che non ci saranno i soldi per pagargli la ricca pensione e si inventa queste idee balorde. Allora mettiamo una tassa ogni volta che utilizziamo un qualsiasi servizio pubblico, così non grava sulle spalle di chi non l'ha utilizzato.

North shore 2 anni fa su tio
i laureati che lavorano a tempo parziale approfittano delle società.....proprio come te prof. vai a vedere cosa pagano un prof come te nel resto dell'euro o in USA. prima di parlare di nuove tasse, bisogna: a) ridurre i costi degli studi (p.es. costruire / riattare gli stabili scolastici a minor prezzo (=meno lusso), abbassare i salari dei prof e dei burocrati che girano attorno al mondo degli studi superiori, analizzare nel dettaglio tutte le possibilista di risparmio, ottimizzare i processi...) b) lezioni on line e non in presenziale, così si risparmia sui supersalari dei docenti e di tutta l'amministrazione e gli spazi necessari (all'MIT funziona da anni, e se funziona nel migliore e più avanzato poli al mondo......). c) ridurre i costi dell'amministrazione e relativi burocrati e politici , con conseguente riduzione delle tasse alle persone fisiche, così da poter riservarne una parte per gli studi universitari di chi lavorerà a tempo parziale, se veramente necessario dopo analisi e messa in pratica dei punti esposti sopra...... Aggiungo che, come noto da anni, IA e robotica sostituiranno gran parte del fabbisogno di posti di lavoro nei prossimi 20-25 anni, e lei viene qua con una tassa supplementare sulle persone? ma lei insegna giardinaggio oppure economia? MIT ha editato anni fa 2 ottimi libri sull'argomento (Race against the machine. - the 2nd. macchine age) una lettura consigliata. poi torni qua a discutere, genio.

Equalizer 2 anni fa su tio
Risposta a North shore
Ma sei serio? Ha un'idea di quanto costi frequentare gli atenei USA? Della quantità di cittadini USA che dopo gli studi hanno un debito pauroso da ripagare per ANNI verso lo stato o le banche? È questo che vuole per i nostri "testina" di domani? A me piace ricordare la frase di JFK che più o meno in italiano fa: Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese. Questo vuol dire che ognuno deve fare la sua parte e nelle giuste proporzioni. Racing against the machine è un libro eccezionale ma noi dobbiamo affrontare il futuro partendo con l'ora questo vuol dire mettere delle basi solide perché tutti abbiano un futuro migliore, e che le piaccia o no per fare ciò ci vogliono dei sacrifici, ma oggi nessuno sembra più disposto a tanto. A volte mi piace comparare il nostro futuro ad una lampada ad olio e sì sembra che pochi sappiano ancora rabboccare la lampada e bisogna ricordarsi che quando l'olio finisce... la luce si spegne, poi sarà dura ripartire.

North shore 2 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
i costi di iscrizione alle università usa sono una cosa. gli onorari dei docenti delle medesime uni un'altra. gli onorari dei nostri prof universitari sono per la maggioranza ben superiori di quanto guadagnano in usa a parità di competenze e pubblicazioni scientifiche i docenti delle uni di punta (caltec, mit,..) . non confondere debiti degli studenti con costi effettivi degli studi universitari: le uni usa devono fare utili, noi no. Con riferimento alla frase di JFK: d'accordo se prima la mettono in pratica con i fatti tutti i funzionari, burocrati e politici. con riferimento alle solide basi per domani: ok, ma senza nuove tasse: risparmiare, ottimizzare e tagliare i rami secchi. conclusione: si, sono serio.

Dario Lampa 2 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
la domanda è molto legittima: è questo che vuoi per i laureati del futuro? Perché la differenza tra un debito studentesco modello stati uniti e una tassa punitiva su un "mancato guadagno" sono la stessa cosa, solo in formati diversi. Lui parla di lavoratori part-time (come se fossero una piaga dilagante), ma quando si tratta di fare il conto, poi parla di TUTTI quelli che non ripagano interamente il proprio studio con le imposte. Questo è debito studentesco, puro e semplice, solo cammuffato in modo che qualcuno possa non rendersene conto a prima vista. I giornalisti del Tio hanno pure il coraggio di chiamarla una misura "sociale", e di meravigliarsi di opposizioni dalla sinistra... si, bravi... Comunque, questo è l'ennesimo assalto alla scienza e alla cultura da parte di economisti ottusi e riduttivi, che pensano di poter veramente quantificare il valore e il contributo di una persona alla società tramite il suo salario lordo. Piuttosto che riconoscere i problemi socioeconomici che sono base e causa del fenomeno del lavoro part-time sicuramente così è più comodo.

North shore 2 anni fa su tio
Risposta a Dario Lampa
prof di economia = scarto del settore privato. se é così bravo , perché le banche di investimento private non se lo contendono a suon di offerte una più alta dell'altra? e una mezzacalzetta che se lasciato parlare liberamente, può far danni.....

Boma 2 anni fa su tio
Spesso chi lavora part-time occupa il resto del tempo per lavori di pubblica utilità. Provi piuttosto a chiedersi il signor Wolter perché diversi medici ticinesi vanno a lavorare in Svizzera interna... prove alla mano in Ticino non vengono assunti perché chi si occupa di questo viene da oltreconfine e dà la preferenza alle proprie conoscenze.

JoZ 2 anni fa su tio
Il benessere non si misura soltanto in base a quanti soldi si guadagnano. Se mancano i soldi per finanziare l'istruzione... allora lo Stato ha fallito su tutta la linea.

Asdo 2 anni fa su tio
Ma chi decide di studiare e lavorare nello stesso momento perché ad es. non puó permettersi di studiare senza avere un reddito (possibilitá perfettamente lecita) sí beccherá anche un bel calcio nel sedere dallo stato?

Equalizer 2 anni fa su tio
Finalmente qualcuno di peso he mette in chiaro un paio di punti che le varie generazioni dell'alfabeto non vogliono capire, anzi dicono ancora a chi ha lavorato e permesso a loro di istruirsi che gli abbiamo rubato il futuro, vi risparmio i miei sentimenti e adult language a proposito di ciò.
NOTIZIE PIÙ LETTE