Il caso è avvenuto all'Università di Berna. Lo studente è stato ammonito ma potrà proseguire il suo percorso di studi
BERNA - Quello dei software basati su intelligenze artificiali, ChatGPT su tutti, è ormai un problema noto nel mondo universitario. E gli atenei svizzeri non costituiscono di certo un'eccezione. Basilea, Berna, Zurigo, Lucerna. Anche in Ticino la questione viene osservata con attenzione. Il campo per il momento è soprattutto quello della prevenzione, ma, come dimostra quanto avvenuto all'Università di Berna, il passo verso l'azione concreta può essere molto breve.
Il protagonista della vicenda, anticipata da Nau.ch, è, per l'appunto, uno studente iscritto all'Università della capitale che, nonostante fosse stato informato - al pari di tutti i suoi colleghi - sul fatto che l'utilizzo di ChatGPT e affini fosse proibito, è stato pizzicato per aver "chiesto una mano" al chatbot in occasione di un test.
Che succederà ora? Lo studente, come confermato da una portavoce, ha ricevuto un ammonimento per il suo comportamento ma potrà continuare a studiare e seguire in corsi dell'università.
Secondo un sondaggio di 20Minuten, in Svizzera c'è già una larga fetta di studenti che ricorre a software basati sull'intelligenza artificiale nei propri studi. E Brigit Bucher, portavoce dell'Università di Berna, ha ribadito che da parte l'istituto vi è la consapevolezza che in futuro anche questi strumenti saranno in qualche modo parte dell'insegnamento. E anche se si decidesse, per il momento, di bloccare gli accessi a ChatGPT sulla rete universitaria, questo blocco «non sarebbe difficile da scavalcare».