Una fuga di notizie rivela i piani russi per diversi attacchi informatici. Menzionata anche la centrale nucleare dismessa di Mühleberg
La Vulkan sarebbe la nuova fabbrica di troll portata alla luce da un'inchiesta pubblicata in queste ora da un consorzio di testate occidentali. Si tratta di un'azienda privata di consulenza informatica, fondata a Mosca da due ex ufficiali dell'esercito russo originari di San Pietroburgo e ispirati a idee nazionaliste (Anton Markov e Alexander Irzhavsky), utilizzata come contractor dagli apparati di Vladimir Putin per operazioni di "cyberguerra", di "disinformazione", di hackeraggio e sabotaggio d'istituzioni o aziende di Paesi ritenuti ostili, nonché di controllo interno alla Russia della rete Internet.
Il giornale austriaco Der Standard rivela che, all’interno delle carte, viene citata la centrale nucleare dismessa di Mühleberg. Non solo, nei documenti sono menzionati anche il Dipartimento federale degli Affari esteri e l’area in cui ha sede l’ambasciata ucraina a Berna.
È probabile, chiarisce la testata, che non si tratti di obiettivi sensibili, ma che siano "funzionali" per arrivare ad altre "mete" più grosse da colpire.
Le rivelazioni nascono dal leak di alcune migliaia di documenti relativi ad attività compiute fra il 2016 e il 2021, che secondo il Guardian sono stati confermati come verosimilmente autentici dagli analisti dei servizi segreti di 5 Paesi dell'Occidente. E che sarebbero stati fatti filtrare da gole profonde interne alla stessa NTC Vulkan, delusi dalla conduzione della guerra in Ucraina.