La proposta del direttore dell'impresa neocastellana non sembra, però, riscuotere molto successo tra i suoi dipendenti.
NEUCHÂTEL - Che cosa accadrebbe in Ticino se un datore di lavoro offrisse 5 mila franchi, una tantum, ai propri dipendenti frontalieri per convincerli a trasferirsi a vivere in Svizzera? A Neuchâtel il direttore di un'impresa ci ha provato, finora però l'iniziativa ha registrato scarso successo.
A darne notizia il quotidiano locale Archinfo che tra le sue pagine racconta dell'idea di David Millet, l'imprenditore di origini francesi, direttore dal 2008 di Conceptools/Innotools, ditta specializzata nella progettazione e produzione di utensili da taglio, che ha scelto di vivere nella Confederazione dieci anni or sono.
«Non tornerei in Francia - racconta alla testata neocastellana -. Il sistema è più chiaro in Svizzera e l'offerta culturale è molto più ricca nel cantone di Neuchâtel che nell'Haut-Doubs», da dove proviene. «Mi piace l'atmosfera, la coesione sociale... mi sento molto a mio agio qui». Millet invita dunque i suoi concittadini a seguire il suo esempio: vorrebbe infatti che il maggior numero di dipendenti non debba più attraversare il confine per recarsi al lavoro.
Dei circa trenta collaboratori dell'azienda, il 50% vive in Francia. Purtroppo però la soluzione da lui proposta, non ha prodotto l'effetto sperato: nessuno finora ha deciso di compiere il grande passo.
Perché no? - I frontalieri - intervistati dalla giornalista di Archinfo - hanno fornito le loro motivazioni, per lo più dovute a legami familiari ed economici. Qualcuno sostiene, per esempio, che in Svizzera le case sono troppo costose. «Volevamo comprarne una e in Svizzera il contributo finanziario richiesto è molto più elevato. Quindi non avevamo scelta. Abbiamo deciso di costruirne una in Francia, vicino a Morteau. I nostri due figli vanno a scuola lì», racconta Laura, contabile e assistente alle risorse umane da tre anni. Per lei il cambio di dunque ora domicilio non appare possibile.
Lo stesso vale per Kevin, 35 anni, da undici anni responsabile delle vendite dell'azienda. Anche lui non ha intenzione di trasferirsi nel canton Neuchâtel. «Io e mia moglie siamo molto legati al nostro villaggio natale. Siamo cresciuti lì e mia moglie, medico di base, ha rilevato lo studio del padre. I nostri tre figli vanno a scuola sul posto. Abbiamo costruito la nostra casa cinque anni or sono... Ci sarebbero troppi cambiamenti».
Non una questione di cassa malati - Secondo il direttore Millet la questione non ha tanto a che fare con i premi delle assicurazioni di malattia. «Anche i frontalieri pagano molto per l'assicurazione sanitaria, che rappresenta circa l'8% del loro stipendio», risponde il manager. «A seconda del loro salario la quota può raggiungere o addirittura superare il costo della cassa elvetica», sottolinea.
Secondo Millet il guadagno eppure ci sarebbe, soprattutto in qualità di vita. I frontalieri potrebbero e compiere fino a 2000 chilometri di spostamenti in meno, tagliando fino a tre rifornimenti di auto al mese. Senza contare l'usura della vettura. A lui del resto non verrebbe in tasca proprio niente. «È un gesto di buona volontà: il canton Neuchâtel aiuta le giovani imprese e si aspetta che favoriamo la manodopera elvetica», risponde Millet.