Il caso dei cittadini elvetici bloccati in Israele fa riemergere un problema antico: il DFAE non dispone di mezzi propri per i rimpatri.
BERNA - Tre voli speciali da Zurigo a Tel Aviv (e ritorno). Il primo atterrato martedì sera con 224 svizzeri a bordo (compresi dieci neonati). Il secondo, più o meno ventiquattro ore più tardi, con a bordo 210 adulti e cinque bambini. Un terzo è previsto nella giornata di oggi, giovedì 12 ottobre. Sono i voli Swiss organizzati dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) per riportare a casa gli svizzeri che vogliono abbandonare la zona di conflitto. Una goccia nel mare. Sì, perché in Israele e nei territori palestinesi occupati vivono attualmente 28’000 svizzeri. E per molti di loro - soprattutto per le famiglie numerose - lasciare il Paese è per ora una missione (praticamente) impossibile. La domanda, infatti, supera (notevolmente) l’offerta.
Espatrio complicato
Ne sanno qualcosa i 47 turisti (per la maggior parte di cittadinanza svizzera) partiti negli scorsi giorni dal Canton Argovia per una vacanza in Medio Oriente che ora si ritrovano bloccati in un hotel di Gerusalemme. Ne sa qualcosa la ticinese Maria Martignoni - che a Tio.ch domenica aveva raccontato l’attacco di Hamas - che con la sua famiglia ha tentato di abbandonare Israele. Senza per il momento riuscirci. «Hanno cancellato tutti i voli», ci racconta con un groppo in gola la 34enne, madre di cinque bambini. Anche il tentativo di salire sui due voli speciali organizzati dalla Confederazione è stato vano. «Ho chiamato il numero speciale subito dopo l’annuncio, ma mi ha risposto una voce registrata che annunciava che il volo era già pieno».
Maria, suo marito e i cinque bimbi restano quindi sospesi in una sorta di limbo. Perché, ora come ora, lasciare Israele per conto proprio con un altro mezzo che non sia l’aereo è praticamente impossibile. «La Germania - fa presente Maria - ha organizzato un servizio di bus per portare i suoi cittadini in Giordania. Per salirci basta avere il passaporto tedesco e pagare una somma simbolica. Sono queste le azioni, mirate alla salvaguardia dei propri cittadini, che dovrebbe mettere in campo anche la Confederazione».
Problema (anche) politico
Il fatto che la Svizzera abbia un problema nel rimpatrio dei propri cittadini in caso di guerra, catastrofe o altre sciagure è una cosa nota. Non disponendo di mezzi propri - come ricordato anche dal Consigliere federale Ignazio Cassis lunedì in conferenza stampa - il DFAE deve infatti appoggiarsi ad altre nazioni o (come in questo caso) alla compagnia aerea battente bandiera rossocrociata. Con tutti i limiti del caso.
Limiti che sono emersi anche durante la recente sessione autunnale delle Camere federali in cui è stata discussa l'interpellanza del consigliere nazionale del Partito socialista Pierre-Alain Fridez (JU) intitolata "Necessità di un aereo da trasporto per la Svizzera. Ieri Kabul, oggi Khartoum, e domani?". Nel testo, depositato il 4 maggio, ovvero pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto in Sudan, il parlamentare fa infatti notare che «il deterioramento della situazione geopolitica internazionale» riporti alla ribalta la necessità che la Confederazione si munisca di un aereo da trasporto multiruolo.
Il Parlamento che tarpa le ali
Un parere, quello esternato dal parlamentare giurassiano, condiviso anche dal Consiglio federale che ha ricordato come l'acquisto di due aerei da trasporto militari fosse stato richiesto già nell'ambito del programma di armamento del 2004 (!!!) e che due mozioni in tal senso (sostenute dal Governo) vennero affossate dal Parlamento nel 2015. «Di fronte alla recrudescenza di crisi simultanee e alla crescente instabilità internazionale rimaniamo del parere che la Svizzera debba disporre di una capacità di trasporto aereo sufficiente, compresa quella fornita da aerei da trasporto militari multiruolo», precisa il Consiglio federale, sottolineando il fatto che «queste capacità possano essere raggiunte sia con l’acquisizione di aeromobili sia mediante accordi di cooperazione con altre nazioni europee». Ma questa sarà musica del futuro in quanto il testo di Fridez è stato rimandato e non verrà trattato prima del 2024.