Da dieci mesi, questo villaggio di 90 anime ospita un centro che accoglie circa 120 richiedenti asilo.
SORNETAN (BE) - Sornetan è un villaggio remoto, di sole 90 anime, senza un solo negozio e con pochissimi mezzi di trasporto pubblico. Si trova nel Giura bernese ed è uno dei quattro paesini che nel 2015 si sono fusi per formare il comune di Petit-Val. Qui, a dicembre del 2022, sono arrivati un centinaio di richiedenti asilo. Inizialmente si prevedeva una convivenza difficile, come già era successo a Boudry (NE) per esempio. A dieci mesi di distanza, invece, a presidiare il centro gestito dalla Croce Rossa, non ci sono né polizia né Securitas, perché non ce n'è bisogno.
L'accoglienza della gente del posto
Tra i richiedenti asilo, a raccontarsi a 20 minutes, Fatu, un'assistente di farmacia gambiana. «Nei miei quattordici mesi in Svizzera, sono stata nei centri di Vallorbe (VD), Boudry, la Poya (FR) e Sornetan. Qui è impressionante l'ospitalità della gente del posto. Sabato scorso, per esempio, uno degli abitanti del villaggio ha invitato diversi richiedenti asilo alla festa per il suo 60° compleanno». Fatu è una attivista trentenne, molto presente sui social, detenuta brevemente senza processo per due volte nel suo Paese.
Un giovane curdo le fa eco: «Gli abitanti del villaggio sono gentili, ma le giornate sono lunghe». Aimable, 24enne specialista in informatica e membro attivo di un partito di opposizione burundese, concorda: «Qui è un po' monotono, ma sono al sicuro». Dopo essere stato imprigionato nel suo Paese per motivi politici, l'anno scorso è andato in esilio. La sua odissea lo ha portato dalla Serbia alla Svizzera, passando per Bosnia, Croazia, Slovenia e Italia. «Non tutto è roseo - aggiunge un altro burundese - ma non posso permettermi di criticare un Paese che mi ha offerto sicurezza».
Integrazione, la parola chiave
A confermare l'atmosfera pacifica un abitante: «A essere sincero, all'inizio ero riluttante. Ma devo ammettere che l'atmosfera nel villaggio non è peggiorata. Al contrario», ammette.
A Sornetan, a contribuire all'integrazione dei richiedenti asilo, il grande lavoro del sindaco Willy Pasche ma anche della Croce Rossa, della chiesa e dei volontari. Grazie a loro, possono partecipare a diverse attività, tra cui corsi di lingua, palestra, calcio, pallavolo, giardinaggio. Tra questi, lavori socialmente utili: per esempio con l'aiuto di un falegname, i rifugiati hanno realizzato diciannove panchine pubbliche in legno senza l'ausilio di macchinari. Nella comunità si è poi formato un coro dal nome evocativo, Petit-Val Grand Coeur, formato da persone del posto e da richiedenti asilo. «Quest'estate il coro ha riempito la chiesa. Non succedeva da tempo», dice sorridendo un abitante del villaggio. Il sindaco, da parte sua, sa tuttavia che «l'equilibrio è davvero precario» e che basta poco per romperlo.