Le Associazioni degli editori della Stampa svizzera: «La SSR non può offrire un giornale online, ma è quello che fa»
BERNA - La sola riduzione del canone non basta. La SSR deve ridurre la sua attività online, altrimenti siamo di fronte a una concorrenza sleale. Parlano chiaro le Associazioni degli editori della Stampa svizzera, che prendono atto del fatto che il Consiglio federale ha annunciato oggi di voler prorogare l'attuale concessione della SSR fino alla fine del 2028 e che, come passo successivo, intende ridurre i compensi della SSR a un massimo di 300 franchi all'anno. «È urgente ridefinire il mandato della SSR. In particolare, occorre limitare le attività online, che sono in diretta concorrenza con le offerte dei media privati. Ciò mette a rischio l'offerta di informazioni».
Cosa vuol dire ridefinire il mandato della SSR? La digitalizzazione e la fusione di categorie di media tradizionali hanno rimodellato il mercato dei media. I siti Internet delle SSR, e quindi anche la RSI, offrono sempre più informazione online e approfondimenti informativi grazie ai loro potenti mezzi messi a disposizione e alle risorse umane superiori a quelle di altri media. Scrivono le Associazioni degli editori: «La forte espansione delle attività online della SSR è fondamentalmente in competizione con le offerte dei media privati. Lo scontro tra le offerte finanziate dalle licenze e quelle che devono finanziarsi con la pubblicità e il mercato degli utenti sta portando a crescenti distorsioni del mercato che mettono a rischio il progresso economico dei media privati e quindi l'offerta di informazione in Svizzera».
Quindi le associazioni degli editori accolgono sì con favore l'intenzione del Consiglio federale di ridefinire il mandato della SSR, ma è «indispensabile - viene sottolineato nella loro presa di posizione - che la concessione della SSR venga adattata più rapidamente alle nuove circostanze. In particolare, le attività online della SSR sui suoi portali di notizie (ad esempio rsi.ch), nelle app e sui canali dei social media devono essere limitate molto più rapidamente. La proroga dell'attuale licenza fino al 2028 rallenta inutilmente questo passo necessario. Sebbene alla fine del 2020 il Consiglio federale abbia sottolineato che la SSR "non può offrire un giornale online", è esattamente quello che sta accadendo oggi: le offerte online della SSR sono piattaforme di notizie multimediali che competono direttamente con le offerte dei fornitori di media privati».
Quello che sta accadendo è che i media privati stanno creando modelli di pagamento per le loro offerte digitali, al fine di garantire il finanziamento del giornalismo. Ma si tratta di sforzi vani se dall'altra parte c'è una SSR che - finanziata dal canone - offre informazione online accessibile gratuitamente. Studi recenti condotti in Germania (IFAK, maggio 2023) e in Austria (Vocatus, luglio 2023) dimostrano che le offerte gratuite delle emittenti pubbliche hanno un impatto negativo sull'utilizzo e sulla disponibilità a pagare per le offerte a pagamento dei media privati.
«Con l'ampliamento delle attività online - fanno notare le Associazioni degli editori della Stampa svizzera - la SSR si sta chiaramente allontanando dal suo mandato, mettendo così a rischio il collaudato sistema mediatico duale con i media privati e la SSR. Questa situazione deve essere urgentemente e chiaramente corretta ridefinendo il mandato e la licenza. Solo così sarà possibile garantire la diversità dei media e un'offerta giornalistica adeguata e variegata per i cittadini svizzeri».