Un rapporto del WEF mostra un futuro a tinte foschissime. E non solo per quanto riguarda le potenziali vittime...
DAVOS - La crisi climatica potrebbe causare 14,5 milioni di morti entro il 2050: è quanto emerge da un'analisi del World Economic Forum (WEF), in cui si avverte pure che i disastri naturali aggravati dal clima potrebbero portare a perdite economiche per 12,5 trilioni di dollari, e a costi aggiuntivi per il sistema sanitario pari a oltre mille milioni di dollari.
«Fiducia reciproca in pericolo» - La crisi climatica aggraverà le disuguaglianze sanitarie globali, lasciando i più vulnerabili maggiormente a rischio, spiega il rapporto. E la crisi climatica è presente anche nel discorso inaugurale tenuto dalla presidente dalla Confederazione Viola Amherd che è stato un inno «alla ricostruzione della fiducia». «Il motto del WEF 2024 non è solo un’affermazione amichevole, ma vuole evidenziare senza mezzi termini come in seno alla comunità internazionale la fiducia reciproca sia attualmente in grave pericolo».
La vallesana ha poi criticato le élite imprenditoriali che promuovono il populismo, così come l'ascesa dell'autoritarismo. «Quando la cosiddetta élite si celebra come una casta superiore mentre molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese, la diffidenza aumenta», ha avvertito. I governi a quel punto non vengono più «né ascoltati né capiti».
«Una parte della popolazione non ha fiducia in noi», ha proseguito la ministra della difesa. Serve quindi uno scambio aperto e trasparente, raggiungere compromessi e dimostrarsi affidabili, ha aggiunto la consigliera federale, che si è poi rivolta direttamente alla sala: «Molti di voi hanno l'opportunità di rafforzare la coesione e l'equilibrio sociale nelle vostre aziende».
La Svizzera si sta adoperando per ricostruire questa fiducia, ad esempio attraverso i suoi tradizionali buoni uffici o come membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha dichiarato Amherd. Come il suo predecessore Alain Berset un anno fa, la presidente della Confederazione ha espresso preoccupazione per gli approcci «autoritari» che mettono in discussione le regole della comunità internazionale.
Nonostante la dilagante mentalità orientata al blocco, la Svizzera vuole contribuire alla ricerca di soluzioni, ha assicurato. «Possiamo spezzare le tendenze negative, mettiamoci al lavoro», è stato il suo incitamento.