È quanto stabilito oggi dal Consiglio federale che ha incaricato il DDPS di stilare un messaggio in tal senso
BERNA - Pur riconoscendo i nobili obiettivi perseguiti, l'iniziativa popolare "Servizio civico" va respinta senza controprogetto poiché economicamente non conveniente e vaga quanto alle esigenze di sicurezza del Paese.
È quanto stabilito oggi dal Consiglio federale che ha incaricato il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) di stilare un messaggio in tal senso.
L'iniziativa "Per una Svizzera che si impegna (Iniziativa Servizio civico)", presentata lo scorso 26 di ottobre, chiede che i cittadini svizzeri prestino un servizio a beneficio della collettività e dell'ambiente. Tale servizio verrebbe prestato sotto forma di servizio militare o di un altro impegno di milizia equivalente riconosciuto dalla legge.
Sebbene l'iniziativa miri a promuovere la responsabilità individuale e collettiva dei cittadini svizzeri a beneficio della società, spiega una nota governativa odierna, il Consiglio federale basa il suo "no" sul rapporto del 4 marzo 2022 riguardante l'apporto di personale in seno all'esercito e alla protezione civile, nel quale aveva già valutato due varianti di un servizio civico obbligatorio molto simili agli scopi perseguiti dall'iniziativa.
Le ragioni del "no"
I motivi che depongono a sfavore di queste varianti valgono anche per l'iniziativa popolare, sottolinea il Governo. In particolare, anche col servizio civico vi sarebbe incertezza riguardo alla capacità di garantire un apporto sufficiente di personale all'esercito e alla protezione civile.
Oltre a ciò, rimane senza risposta la questione se sarebbe possibile rispettare il divieto del lavoro forzato qualora numerosi cittadini fossero tenuti a prestare servizi che non vengono forniti dall'esercito o dalla protezione civile.
Inoltre, un servizio civico avrebbe conseguenze economiche notevoli, dato che raddoppierebbero i costi relativi alle indennità di perdita di guadagno e aumenterebbero le spese per il personale.
Altro elemento problematico: il servizio civico comporterebbe un sensibile aumento dei giorni di servizio e dei settori d'impiego e non è chiaro se l'attuazione dell’obbligo di prestare servizio sia compatibile con la direttiva vigente che riguarda la neutralità relativa rispetto al mercato del lavoro.
L'iniziativa
L'iniziativa, promossa da un comitato interpartitico, ha raccolto 107'613 firme valide. L'idea è venuta all'associazione servicecitoyen.ch fondata a Ginevra. Vi partecipano anche numerosi politici di tutti gli schieramenti, tra cui ex consiglieri nazionali, ma anche consiglieri agli Stati - riconfermati - come Johanna Gapany (PLR/FR).
Nell'opinione dei promotori, l'iniziativa è un passo storico in due direzioni. Dà espressione concreta all'uguaglianza di genere nel servizio comunitario e riconosce le forme di servizio civile come equivalenti al servizio militare. La Svizzera passerebbe così da un obbligo di servizio esclusivamente militare e maschile a un impegno di milizia per tutti.
Un simile servizio alla comunità potrebbe essere svolto in seno all'esercito, nel servizio civile, nella protezione civile o in un altro servizio di milizia, secondo i promotori della modifica costituzionale. Tuttavia, gli effettivi destinati all'esercito e alla protezione civile dovranno essere garantiti. La tassa d'esenzione, l'indennità per perdita di guadagno e le altre disposizioni esistenti rimarrebbero invariate. L'impiego di stranieri sarebbe regolato per legge.