Due formule di calcolo dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali hanno stimato quattro miliardi di troppo per gli anni fino al 2033.
BERNA - Passo indietro dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS): i calcoli per le prospettive finanziarie dell’AVS erano sbagliati. Insomma, un errore contabile riparato con un nuovo programma di calcolo che ha cambiato le previsioni. Per gli anni fino al 2033 si prevede uno scarto per eccesso del 6%, ovvero quattro miliardi di franchi.
Due formule matematiche sbagliate - Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo. Sul banco degli imputati in particolare sono finite due formule matematiche che sul lungo periodo hanno determinato «valori non plausibili per le uscite dell’assicurazione», ha spiegato l'Ufas attraverso un comunicato.
Gli effetti delle due formule «si rafforzano a vicenda, cosicché le uscite crescono in misura maggiore di quanto si possa realisticamente ipotizzare. Di conseguenza la proiezione della futura evoluzione finanziaria dell’AVS risulta troppo negativa».
Aperta un'inchiesta - Per fare luce sul processo che ha condotto a questo errore, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha deciso di avviare un’inchiesta amministrativa, che sarà affidata allo studio legale Bratschi di Zurigo. Le conclusioni sono attese entro la fine del 2024.
Per il finanziamento della 13a rendita AVS e del progetto di riforma dell’AVS che sarà sottoposto al Parlamento nel 2026, è indispensabile disporre di dati attendibili, verificati e di qualità. Per questo motivo l’inchiesta dovrà verificare anche i processi di controllo della qualità e valutarne l’efficacia, in particolare l’affidabilità dei modelli matematici. Sulla base dei risultati dell’inchiesta amministrativa, il DFI adotterà, insieme all’UFAS, i provvedimenti necessari per garantire l’attendibilità delle proiezioni finanziarie dell’AVS.
Calcoli sbagliati - Dopo che alla fine di maggio sono state individuate la causa e l’entità approssimativa dei risultati non plausibili, l’UFAS ha reagito prontamente. Per stimare nuovamente le uscite dell’AVS per i prossimi dieci anni, alla fine di giugno ha proceduto allo sviluppo di «due modelli alternativi e, in base alle uscite degli anni scorsi, testato con successo le relative capacità di proiezione».
Nel contempo, ha incaricato due istituti di ricerca di sviluppare ciascuno entro la fine di agosto un proprio modello per le future uscite dell’AVS. I calcoli dei due istituti esterni permetteranno di convalidare i nuovi modelli di calcolo dell’UFAS. In settembre l’UFAS pubblicherà le nuove prospettive finanziarie dell’AVS rettificate.
4 miliardi di troppo - Dai due modelli di calcolo elaborati internamente è risultato che le uscite dell’AVS divergono da quelle delle proiezioni precedenti soprattutto nel medio e lungo periodo. Nel 2026, quando sarà introdotta la 13a rendita di vecchiaia, le uscite dell’AVS dovrebbero essere pari a circa 57 miliardi di franchi (ai prezzi del 2023), come ipotizzato in precedenza. Nel 2028 sarebbero presumibilmente inferiori di circa 1 miliardo di franchi, il che corrisponde a uno scarto dell’1,5 per cento rispetto ai calcoli precedenti. La stima per il 2030 sarebbe troppo elevata di circa 2 miliardi (3 %) e fino al 2033 lo scarto per eccesso aumenterebbe a circa 4 miliardi di franchi, ovvero a circa il 6 per cento.
Voto 13esima AVS non si discute - La rettifica delle prospettive finanziarie incide invece in misura pressoché nulla sulle spese derivanti dalla 13esima rendita di vecchiaia. In base ai nuovi calcoli, queste ammonteranno a 4,2 miliardi di franchi nel 2026 e a quasi 5 miliardi nel 2030.
«Siamo molto dispiaciuti per questa situazione, perché tali errori generano incertezza», ha detto durante una conferenza stampa il direttore dell'UFAS Stéphane Rossini. Sono cose che non dovrebbero succedere, «è nostra responsabilità mettere a disposizione strumenti efficaci», ha proseguito il numero uno dell'ufficio.
In ogni caso, queste imprecisioni non mettono in discussione la votazione sulla tredicesima AVS. «La popolazione si è pronunciata sull'introduzione di questa rendita e non sul suo finanziamento: non vi è dunque alcuna contraddizione», ha spiegato ai media il direttore supplente dell'UFAS Bruno Parnisari.