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SVIZZERAIl burnout è dietro l'angolo: «C'è chi getta la spugna dopo le vacanze»

25.09.24 - 22:31
Un recente sondaggio fotografa una situazione allarmante nel mercato del lavoro in Svizzera. L’opinione dell’esperto.
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Fonte Tages-Anzeiger
Il burnout è dietro l'angolo: «C'è chi getta la spugna dopo le vacanze»
Un recente sondaggio fotografa una situazione allarmante nel mercato del lavoro in Svizzera. L’opinione dell’esperto.

ZURIGO - Prima sopraggiunge la stanchezza, poi si somma lo stress e infine l'equazione è completata dal burnout. Il campanello d'allarme, ormai suonato più di una volta negli ultimi anni, giunge da un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca Sotomo per lo studio sulla salute 2024 della CSS. I dati lasciano poco spazio all’interpretazione: il 68% degli intervistati si sente spesso esausto o stanco. E circa il 75% accusa il peso della responsabilità di produrre sempre al massimo delle capacità.

Niente di nuovo, purtroppo - Una fotografia che non sorprende la psichiatra Barbara Hochstrasser, specialista in burnout ed esaurimento a lungo termine. Dall'inizio del nuovo millennio diversi studi hanno dimostrato che il numero di persone che si sentono sfinite o stressate cronicamente è in costante aumento. La Svizzera non fa eccezione. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Come viene misurato lo stress? «Si usa un modello chiamato indice di stress lavorativo. Si analizza il livello di stress di una persona sul posto di lavoro e lo si paragona alla quantità di “risorse” necessarie per compiere le mansioni che richiede l'incarico», spiega la psichiatra al Tages-Anzeiger. In concreto, «chi dispone di tante energie e potenzialità, in aggiunta a un sostegno costante da parte dei superiori, riesce ad assorbire anche alte quantità di stress». 

La partita insomma si gioca sull’equilibrio. «Negli ultimi anni notiamo però che in molte occasioni questo bilanciamento si è rotto: le risorse tendono a diminuire e le responsabilità ad aumentare. Una situazione che si somma con l’aumento dell’esaurimento, sia nel mondo del lavoro che nell’intero ambiente di vita».

Le colpe della digitalizzazione - Le ragioni sono molteplici. Hochstrasser individua però nella digitalizzazione una delle cause principali. «Il lavoro non è aumentato, ma piuttosto è diminuita la distanza. In una giornata vengono programmati tutta una serie di impegni, anche in ambiti diversi, che in passato avrebbero richiesto magari lunghi spostamenti e un tempo maggiore».

Le fasce più giovani della popolazione sembrerebbero, secondo il sondaggio citato, più colpite dal fenomeno. Solo il 20% delle persone tra i 18 e i 36 anni si considera “molto sano”. 

«Questa situazione è dovuta alla permacrisi, cioè alla continua incertezza sul futuro causata dalla crisi climatica, dalla pandemia, dalla guerra e dalle tante incognite sul mercato del lavoro». 

Gli schermi non aiutano - E anche qui, secondo la psichiatra, la digitalizzazione ha le sue colpe. «I lavori che richiedono l’uso dei media digitali sono in forte aumento». Le conseguenze? «Passiamo ore davanti a uno schermo». Al tempo stesso sempre meno persone svolgono lavori manuali e fisici. «È molto più difficile mantenere l'equilibrio tra attivazione e rilassamento: lo schermo richiede una concentrazione costante. La luce dei dispositivi causa insonnia, mal di testa e non aiuta a dormire né a recuperare in modo ottimale».

La domanda sorge però spontanea. Come rendersi conto che il burnout è dietro l’angolo? «Quando si ricomincia la settimana e le energie sono già esaurite è un brutto segnale. Ci sono casi di persone che dopo le vacanze gettano la spugna e si licenziano. Questi momenti di recupero sono essenziali». Non bisogna insomma ignorare i segnali che il corpo ci manda.

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COMMENTI
 

littli 1 mese fa su tio
Ho attacchi di panico ogni volta che finisce la vacanza al pensiero di tornare al lavoro.

Stilton 1 mese fa su tio
Beh, direi che la diagnosi la lasciamo ai medici ed invito ad ascoltare il proprio dottore. Posso garantirti per esperienza fatta che a volte è meglio staccare la spina prima che sia troppo tardi. Oggi troppe aziende sono malsane, mal gestite e sembrano dei porti di mare. E` chiaro che è la produttività in primis a risentirne, poi la pressione si trasferisce su tutto l`organico.

Rigel 1 mese fa su tio
Risposta a Stilton
Ma queste aziende dove la produttività è spinta al limite, dove l'importante è produrre sempre di più spendendo meno, fregandosene delle vittime si che lasciano indietro, mi chiedo, si rendono conto che stanno correndo a 100 all'ora verso il disastro? Sfruttano le risorse umane e le sostituisono quando sono usurate come fossero pezzi di ricambio, e pretendono di trovare questi pezzi già belli e pronti, con tutte le competenze necessarie, senza spendere un'ora e un franco per la formazione. Care aziende, vista la velocità con cui sfruttate, spremete e scartate il personale, arriverà il momento in cui non troverete il ricambio.

gabola 1 mese fa su tio
D'accordissimo con lei

LoveYourCountry 1 mese fa su tio
Secondo me il burnout è quasi spesso una scusa per prendersi una pausa in malattia… premetto che io faccio parte di quelle persone che non si sentono sotto pressione sul lavoro e che sono soddisfatte appieno del proprio lavoro. Però diciamo che su tutti i casi che ho visto attorno a me dichiarati “burnout”, solo il 10% lo erano davvero, il resto è solo paura di essere un po’ sotto pressione…

Meck1970 1 mese fa su tio
Risposta a LoveYourCountry
Per caso sei un medico?

Rigel 1 mese fa su tio
Risposta a LoveYourCountry
Beato te. La parola burnout è forse usata a volte a sproposito, ma il malessere, la fatica, la paura, il disagio di troppe persone sono più che reali. Anzi conosco persone che per non perdere il posto arrivano talmente al limite che quando scoppiano nemmeno l'intervento di uno bravo basta per riprendere in mano la propria vita.

Rosso Blu 1 mese fa su tio
È tutto il sistema che non funziona e la causa è la pressione, la paura, gli obbiettivi, l'età, i costi della vita, l'andamento generale di come sta andando il nostro Paese ... È come vivere in una pentola a pressione. Umanità orari a zero, rispetto anche zero, aumenti costi della vita ma non del salario. Siamo numeri, dobbiamo produrre, pagare e tacere .... Che vita è?

Liz 1 mese fa su tio
Risposta a Rosso Blu
ecco appunto... che vita è? ti alzi alla mattina già con un programma da seguire. Il tempo per fermarsi e magari "annoiarsi" non esiste più... siamo pedine sempre in corsa e sacrificabili. Non aiuta al nostro benessere.
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