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SVIZZERAInsultato e applaudito, parla il direttore che fa timbrare quando si va al WC. «L'alternativa? Vietare il cellulare»

16.10.24 - 10:30
Criticata dall'Ufficio del lavoro, l'azienda svizzera Jean Singer difende la sua politica come un mezzo per prevenire abusi
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Insultato e applaudito, parla il direttore che fa timbrare quando si va al WC. «L'alternativa? Vietare il cellulare»
Criticata dall'Ufficio del lavoro, l'azienda svizzera Jean Singer difende la sua politica come un mezzo per prevenire abusi

Timbrare quando si va al WC

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

ATS - Fare timbrare i dipendenti quando vanno al gabinetto? Non solo è legale, è anche giusto e sociale nei confronti di tutti gli altri, perché c'è gente che se ne approfitta e l'alternativa sarebbe ormai vietare i telefoni cellulari: parola di Joris Engisch, il numero uno dell'impresa familiare del canton Neuchâtel che da una settimana è al centro dell'attualità mediatica svizzera e che ora, in un'intervista a Le Temps, prende per la prima volta posizione pubblicamente.

L'azienda in questione è la Jean Singer et Cie, attiva a Boudry (NE) e fondata nel 919: i 383 dipendenti - per il 60% donne - producono quadranti per orologi. La società ha un modello lavorativo che consiste nel tener conto di tutte le interruzioni del lavoro, comprese le pause per la toilette.

Bacchettato dall'Ufficio cantonale del lavoro - L'ufficio cantonale del lavoro (Office des relations et des conditions de travail, ORCT) aveva chiesto la modifica di questo approccio: fra le altre cose sosteneva che l'obbligo di timbrare "poteva incoraggiare il personale a trattenersi o a non idratarsi, con conseguenti gravi problemi fisiologici". Sulla questione era partita una diatriba giuridica risolta (almeno fino a questo momento) dal tribunale cantonale di Neuchâtel, che ha dato ragione all'azienda. Si tratterebbe della prima sentenza sul tema in Svizzera, per una vicenda che viene quindi giocoforza seguita ben al di là dei confini cantonali.

Le spiegazioni del direttore - Da allora il direttore dell'impresa in questione ha ricevuto numerose e-mail di insulti, ma anche telefonate di sostegno e spiega ora pubblicamente il suo punto di vista. "Tutti i collaboratori sono obbligati per legge a fare almeno mezz'ora di pausa pranzo. Inoltre, offriamo loro 15 minuti di pausa retribuita al giorno, che vengono automaticamente conteggiati come tali. Grazie alla nostra flessibilità di orario, i dipendenti possono arrivare al lavoro tra le 6.30 e le 8.00, fare la pausa pranzo tra le 11.30 e le 13.30 e uscire a fine giornata tra le 15.45 e le 17.30. Abbiamo quindi un'ampia gamma di orari in cui i dipendenti possono lavorare le loro otto ore. Il numero di pause non viene conteggiato, ma per ogni interruzione dell'attività, che sia per andare in bagno, fumare o chiacchierare, il dipendente deve timbrare".

Il problema è il cellulare in bagno - Il sistema in uso non è peraltro una novità, era già all'ordine del giorno quando l'impresa veniva diretta dal padre. "Questa misura risale a circa 30 anni fa e fu introdotta perché, all'epoca, quando gli uffici e le officine divennero non fumatori, chi fumava doveva fare una pausa all'aperto. Ma l'alternativa che alcuni trovavano era quella di fumare nei bagni, in altre parole di imbrogliare. Ci furono alcuni dipendenti scontenti, così si decise di timbrare tutte le pause come misura di uguaglianza. Questo sistema fu accolto molto bene all'epoca e chi firma un contratto oggi ne è a conoscenza. In fin dei conti permette a tutti di prendersi il proprio tempo e di fare ciò che si vuole. Oggi il problema si è acuito con i telefoni cellulari: alcune persone li portano in bagno e vi trascorrono più tempo del necessario".

Con la timbratura è calato l'assenteismo - Ma non è discutibile - chiede la giornalista della testata ginevrina - paragonare una pausa sigaretta con l'andare in bagno, che non è una questione di scelta e dipende pure dalla salute, anche considerando che per l'Ufficio cantonale del lavoro le interruzioni per soddisfare i bisogni fisiologici non possano essere considerate pause? "La possibilità di fare ciò che si vuole durante la pausa dà molta libertà", risponde l'intervistato. "Le persone possono andare in bagno tutte le volte che ne hanno bisogno. E questa è l'alternativa migliore quando si parla di uguaglianza, perché alcuni non vanno in bagno per andare al gabinetto. Oggi il nostro tasso di assenteismo è inferiore al 4%, a riprova del fatto che questo non causa problemi di salute e abbiamo il senno di poi per poterlo dire. Non mettiamo da parte la salute dei dipendenti: per esempio, abbiamo una sala fitness, una sala di riposo e massaggi gratuiti".

Misure sociali ed egualitarie - Secondo l'imprenditore l'approccio scelto è positivo per tutti. "In termini di produttività, si evita che i dipendenti facciano pause a vuoto. Ma c'è anche una ricompensa per questa produttività: restituiamo il 15% degli utili ai nostri dipendenti. Negli anni migliori, questo può equivalere a un 14esimo stipendio. Anche questa equità è benvenuta. In molte aziende ci sono conflitti perché alcuni passano cinque minuti in bagno e altri molto di più. Sono problemi che non affrontiamo da noi. Queste misure possono sembrare antisociali, ma in realtà hanno un lato sociale ed egualitario".

Non si torna indietro - Perché consacrare tanta energia contro le autorità cantonali? "Abbiamo deciso di lottare perché è una misura che è stata adottata molto tempo fa, che funziona molto bene e che credo sia apprezzata da tutto il personale", replica il manager. "Quindi per noi non c'è alcun motivo concreto per tornare indietro. La sentenza del tribunale ha dimostrato che eravamo nel nostro diritto. Inoltre, ha gettato le basi che saranno sicuramente riprese da altre aziende. Il problema dei telefoni cellulari si ripete ed è davvero molto penalizzante per i datori di lavoro".

Misura riconosciuta dalla legge - "Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma ho ricevuto molte telefonate da parte di datori di lavoro che già utilizzavano questa misura e che erano sollevati dal fatto che ora fosse riconosciuta dalla legge. La questione si pone quando ci sono molti abusi, e credo che ce ne siano sempre di più, perché purtroppo oggigiorno è sempre più difficile rispettare le regole".

Soluzione: vietare i telefonini alla toilette - "L'altra soluzione sarebbe quella di vietare i telefoni, ma ai nostri dipendenti piace averli per ascoltare la musica e lo capisco", prosegue Engisch, alla testa della ditta dal 2012, che dice pure di capire che il tema faccia discutere. "Ma la mia vera preoccupazione, che è molto più generale, è che vediamo molti paesi svilupparsi molto rapidamente, come la Cina, dove la gente lavora molto duramente. Ho l'impressione che in Europa sia più o meno il contrario. Parliamo molto di prestazioni sociali, ma affinché ci siano buone scuole e ospedali, devono esserci anche imprese che funzionano e pagano le tasse in Svizzera", conclude il padrone d'azienda.

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COMMENTI
 

Galvo 47 min fa su tio
Da qualche anno sono passato da dipendente a datore di lavoro, ho potuto quindi vedere entrambe le facce della medaglia, credo che ogni azienda abbia una sua situazione specifica e debba trovare di conseguenza la corretta proporzionalità nell'applicare certi provvedimenti. Comprendo le preoccupazioni di questo direttore, ma nello stesso tempo deve anche preventivare un possibile malcontento con relative conseguenze sulla produttività dei dipendenti. Ho un dipendente che trascorre più tempo al bagno di altri, un altro che si concede un paio di pause extra per una sigaretta, ma alla fine sono i due ottimi operai e me va bene così.

cama70 33 min fa su tio
Risposta a Galvo
certamente bisogna considerare il possibile malcontento dei dipendenti ma Lei deve considerare anche il malcontento degli altri impiegati nei confronti di questi 2. Nessuno dice che se si passa 8 ore al lavoro bisogna rimanere 8 ore con la testa bassa a lavorare (e ci mancherebbe), ma una cosa è fare la furbata regolarmente "sparendo" (magari senza sapere dove il collega è andato) e un' altra è gestire la giornata in base ai lavori da fare (ma si è comunque presenti in caso di necessità)

Flet 59 min fa su tio
Spero che anche lui timbri il cartellino quando va in bagno!

cama70 1 ora fa su tio
purtroppo è la logica conseguenza dovuta ai soliti furbetti (qui da noi non solo in bagno ma tantissime persone che passano diverso tempo nei corridoi tranquillamente a farsi i "fatti" loro e gli altri lavorano anche per loro (tanto si timbra all' entrata). Come al solito, a causa di alcuni furbi, ne pagano tutti le conseguenze...

Rigel 54 min fa su tio
Risposta a cama70
Esatto. Più i lavoratori inventano strategie per allungare le pause di qualsiasi tipo (wc sigaretta caffè...) più i datori di lavoro devono correre ai ripari. Sono un lavoratore dipendente da 40 anni e posso affermare che di abusi ne ho visti...

sirio.74 1 ora fa su tio
Ho lavorato per anni in una grande azienda, purtroppo molti vanno in bagno non per bisogni ma per telefonare, sgranocchiare qualcosa, per truccarsi in vita dell'imminente fine lavoro... oltre alle pause previste facevano 10 minuti al mattino e 10 al pomeriggio extra. Penso che nessuno discute se devi andare effettivamente in bagno, se però ne abusi....

Rosso Blu 1 ora fa su tio
Purtroppo c'è gente che non sa essere corretta nei confronti degli altri. Dunque l'assenza va monitorare tanto quanto chi non ne fa mai.

Zeno 1 ora fa su tio
Ben fatto, complimenti e invito ai dattori di lavoro che applicano questa strategia. Dovrebbe essere applicata anche per i dipendenti dell'amministrazione Comunale e del Cantonale !!! avanti tutta!
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