Nei confronti dell'uomo, condannato nel 2018 all'ergastolo, è stata decretata una misura di internamento ordinario
LOSANNA - La terapia ambulatoriale richiesta dal quadruplo assassino di Rupperswil (AG) non può essergli concessa: nei confronti dell'uomo, ora 36enne, condannato nel 2018 all'ergastolo, è stata decretata una misura di internamento ordinario, ciò che presuppone che sia incurabile a lungo termine. È quanto ha stabilito il Tribunale federale in una decisione pubblicata oggi.
Il 21 dicembre del 2015 il pluriassassino ha ucciso, tagliando loro la gola, una madre di famiglia 48enne, i suoi due figli di 13 e 19 anni e un'amica 21enne del primogenito, che si trovavano tutti a casa della donna per l'imminente Natale.
Prima di sterminare la famiglia, ha inoltre mandato la madre a prelevare 11'000 franchi in due banche e ha abusato sessualmente del figlio minore. Dopo il massacro, ha tentato di cancellare le tracce dando fuoco all'abitazione. È stato arrestato a quasi sei mesi dai fatti, mentre stava preparando analoghi attacchi ai danni di altre famiglie nei cantoni di Soletta e Berna.
L'uomo, con tendenze pedofile conclamate, è stato giudicato colpevole di assassinio, ripetuta estorsione, sequestro di persona, atti sessuali con un fanciullo, ripetuta coazione sessuale, incendio intenzionale, possesso di materiale pornografico proibito, nonché di atti preparatori punibili in vista di altri crimini. In prima istanza il tribunale distrettuale di Lenzburg aveva ordinato nei suoi confronti una terapia di tipo ambulatoriale, misura poi revocata dal tribunale cantonale.
In una decisione pubblicata oggi, il Tribunale federale, chiamato in causa da un ricorso del pluriassassino, ha confermato la posizione dei giudici argoviesi, sottolineando che la pronuncia di una misura terapeutica presuppone che un miglioramento concreto dei disturbi mentali legati ai reati commessi sia sufficientemente probabile nel giro di cinque anni.
Oltre all'ergastolo, il "mostro di Rupperswil" è stato condannato all'internamento ordinario, che non è stato contestato dal diretto interessato. Ciò presuppone, secondo il Tribunale federale, che l'uomo non possa accedere alle misure terapeutiche di lunga durata. Le condizioni per il trattamento non sono soddisfatte, ha concluso l'Alta Corte.