Dopo la revoca delle misure stazionarie la decisione. Il pensionato, infatti, rifiutava le terapie
Il pensionato, rimasto nel carcere regionale di Thun, per bocca del suo rappresentante legale ha chiesto invece la scarcerazione
BIENNE - Sarà internato il pensionato di Bienne che nel 2010 si era barricato in casa ed aveva sparato a un agente. Il Tribunale regionale del Giura bernese ha accolto una richiesta in tal senso della Sezione dell'esecuzione delle pene del canton Berna.
Nel 2018 le autorità avevano revocato le misure stazionarie ordinate dal Tribunale di Bienne perché il pensionato, soprannominato "il forsennato di Bienne", rifiutava le terapie. In base al Codice penale l'internamento ordinario può essere disposto se, a causa di un grave, cronico o ricorrente disturbo mentale sussiste il "grave" timore che l'autore del reato commetta ulteriori infrazioni e che le misure terapeutiche non portino ad alcun risultato. L'obiettivo di questa misura è proteggere la popolazione dal rischio di recidiva.
All'udienza del tribunale di Bienne, iniziata giovedì, anche il rappresentante del pubblico ministero ha chiesto l'internamento. Il pensionato, rimasto nel carcere regionale di Thun, per bocca del suo rappresentante legale ha chiesto invece la scarcerazione.
Nel settembre 2010, Peter Hans Kneubühl ha tenuto la città di Bienne con il fiato sospeso per giorni e giorni. La sua casa doveva essere messa all'asta pubblicamente, a seguito di una lunga disputa ereditaria con la sorella. Il giorno del previsto sfratto, l'8 settembre, Kneubühl si è trincerato in casa. I tentativi di contatto da parte delle autorità e della polizia sono caduti nel vuoto.
Nei giorni successivi, il pensionato ha sparato diversi colpi d'arma da fuoco dall'interno della casa ed ha ferito gravemente un poliziotto alla testa. È poi riuscito a fuggire e, malgrado un imponente dispositivo, le forze dell'ordine non sono riuscite a rintracciarlo. Fu fermato solo il 17 settembre.
Nel 2013 il Tribunale regionale di Bienne aveva stabilito che l'uomo non era responsabile dei suoi atti e ha disposto un trattamento terapeutico stazionario in un istituto chiuso. Secondo una perizia psichiatrica, Kneubühl soffriva di gravi turbe deliranti al momento dei fatti e non poteva dunque rendersi conto del carattere illecito del suo agire. Durante il processo, l'uomo aveva sostenuto di essere un prigioniero politico, vittima di uno Stato poliziesco che lo perseguitava da anni. Il Tribunale cantonale bernese e il Tribunale federale hanno in seguito sostanzialmente confermato questa sentenza e la misura terapeutica.