Il Tribunale d'appello bernese ha accontentato l'accusa: condannato a 17 anni di carcere
BERNA - Il Tribunale d'appello bernese ha aumentato la pena detentiva a un 36enne tunisino, che nel febbraio del 2016 aveva ucciso la moglie. Condannato in primo grado a 15 anni, oggi l'uxoricida si è visto infliggere dalla massima istanza giuridica cantonale 17 anni di reclusione.
L'imputato è reo confesso: si era presentato spontaneamente alle forze dell'ordine poco dopo l'omicidio. I fatti risalgono al febbraio di quattro anni fa, quando l'uomo ammazzò la partner con un coltello in un appartamento di Hasle bei Burgdorf (BE). Il movente era la presunta infedeltà della donna, una 38enne svizzera.
Inizialmente, il tribunale regionale dell'Emmental-Oberaargau aveva condannato il cittadino tunisino a passare dietro le sbarre 15 anni. Nel corso del processo d'appello, la procura ha definito il colpevole un carnefice egoista e senza scrupoli. Secondo la ricostruzione dell'accusa avrebbe infatti quasi decapitato la propria vittima, guardandola morire mentre agonizzava soffocante nel suo stesso sangue.
Il Ministero pubblico ha insistito sui motivi inesistenti che hanno portato al dramma famigliare, ovvero una presunta infedeltà della donna che così facendo avrebbe mancato di rispetto al coniuge. Ha dunque chiesto per l'imputato 17 anni per assassinio.
La difesa puntava a ottenere una condanna a sei anni per omicidio intenzionale. L'avvocato ha descritto il suo cliente come un malato mentale, che soffre di un disturbo borderline della personalità. Non un assassino a sangue freddo quindi, bensì un uomo gravato dai suoi problemi psichici e da un matrimonio travagliato che ha perso la testa dopo un litigio. Una tesi che però non ha convinto il Tribunale d'appello bernese, che invece ha accontentato l'accusa.