Le limitazioni imposte fanno storcere qualche naso. E ricevere il via libera non è poi così facile.
Gli organizzatori dovranno presentare un piano di protezione, sperando poi che la situazione epidemiologica e la capacità di contact tracing permettano lo svolgimento della manifestazione
BERNA - Dopo sette mesi di lunga attesa da domani in Svizzera potranno tornare a svolgersi i grandi eventi sportivi, culturali e religiosi con oltre 1'000 persone. Se da un lato la voglia di ripartire è tanta, dall'altro le condizioni anti-coronavirus imposte dalle autorità limitano l'eccitazione di organizzatori e pubblico.
Lo stop alle manifestazioni con più di 1000 persone è stata la prima misura presa dal Consiglio federale per contenere la pandemia di Covid-19 che allora, era il 28 febbraio, alle nostre latitudini era ancora in fase embrionale. Inizialmente il divieto scadeva a fine agosto, ma durante l'estate è stato prolungato di un ulteriore mese a causa del rimbalzo dei contagi.
Da domani 1° ottobre però gli eventi più affollati torneranno a fare capolino nelle agende degli svizzeri. Tuttavia, le esigenze da soddisfare per ricevere il via libera da parte dei Cantoni, ai quali di principio spetta la competenza in materia, sono severe. Gli organizzatori dovranno presentare un piano di protezione, sperando poi che la situazione epidemiologica e la capacità di contact tracing permettano il regolare svolgimento della manifestazione.
Seduti e con le mascherine - Nella maggior parte dei casi, che si assista a una partita, a un concerto, a uno spettacolo, a un congresso, o a una messa, gli spettatori dovranno diligentemente restare seduti al posto loro attribuito. Eccezioni sono rappresentate ad esempio da gare di ciclismo e di sci, così come dalle feste campestri all'aria aperta.
I vari piani di protezione possono poi includere precauzioni aggiuntive, come l'obbligo di indossare la mascherina. Le strategie terranno conto anche della gestione dei flussi di persone, in particolare all'entrate e all'uscita, e garantiranno la raccolta dei dati personali, in modo da risalire a chi di dovere in caso di contagi. Senza dimenticare le ormai consuete regole di distanziamento e di igiene.
L'ordinanza del Consiglio federale consente ai Cantoni di revocare, a determinate condizioni, un permesso precedentemente accordato. Questo può succedere per esempio se le infezioni dovessero aumentare pericolosamente tra la data in cui è stata rilasciata l'autorizzazione e quella della manifestazione. L'organizzazione non avrà diritto ad alcun rimborso.
Due terzi dei posti e niente trasferte - Disposizioni ad hoc sono state studiate per l'hockey, il cui campionato riparte proprio domani, e il calcio, con le due federazioni che hanno elaborato piani che regolano uniformemente la situazione in tutto il Paese. Gli appassionati dovranno dire addio almeno per il momento a spalti e trasferte: alla pista e allo stadio si dovrà rimanere rigorosamente seduti e il tifo ospite non sarà presente. Solo i due terzi dei seggiolini potranno essere occupati e la mascherina sarà d'obbligo.
Chi vorrà mangiare e bere dovrà farlo senza alzarsi dal proprio posto. Permessa la vendita di bevande alcoliche, per la quale i club si sono battuti, pur se il governo lascia ai Cantoni un margine di manovra per intervenire qualora il piano di protezione fosse lacunoso. Agli organizzatori spetta inoltre il compito di controllare che gli spettatori non sgarrino: le sanzioni saranno una spada di Damocle sempre in agguato.
Non tutti sorridono - Molti grandi eventi sono pronti dunque a ripartire, ma la lunga lista di limitazioni, oltre a inevitabilmente frenare almeno in parte gli entusiasmi, ne condanna altri, forzando più di un annullamento.
Non si terranno ad esempio il festival di musica militare Basel Tattoo, le celebrazioni legate a San Martino e la Coppa Spengler, tradizionale appuntamento hockeystico di fine anno a Davos. Per non parlare poi dei grandi festival musicali o dei carnevali, il cui destino, laddove non già segnato, appare come un gigantesco punto di domanda.