La famiglia della vittima aveva denunciato la giustizia giurassiana per non aver protetto la donna a sufficienza.
Il marito, infatti, era accusato di aggressione sessuale sotto la minaccia di un'arma. Tuttavia non era stato posto in detenzione preventiva.
COURFAIVRE - Non ci saranno conseguenze giuridiche legate al dramma di Courfaivre, nel canton Giura, dove nell'ottobre del 2019 un uomo ha accoltellato la moglie prima di togliersi la vita. Il procuratore straordinario, incaricato di condurre l'inchiesta sulle circostanze della tragedia, ha annunciato oggi di aver emanato un decreto di abbandono.
La famiglia della donna, tramite avvocati, aveva deciso di sporgere denuncia penale nei confronti della giustizia giurassiana per non aver protetto la vittima a sufficienza. Il legale della donna sosteneva che vi fossero i termini per l'accusa di omissione di soccorso e omicidio colposo da parte di una procuratrice e di un poliziotto, poiché la vittima aveva presentato una denuncia contro il marito per violenza sessuale pochi giorni prima del dramma.
Dal momento che il Ministero pubblico giurassiano era direttamente implicato non ha potuto occuparsi delle indagini. Lo ha dunque fatto il procuratore generale del canton Neuchâtel, Pierre Aubert.
Nessuna detenzione - Il dramma si è consumato il 21 ottobre 2019. Poco più di una settimana prima, il 13 ottobre, la moglie aveva denunciato il marito per un'aggressione sessuale avvenuta la notte precedente sotto la minaccia di un'arma.
Tenendo conto dell'assenza di precedenti giudiziari e del fatto che non aveva mai commesso atti di violenza fisica o sessuale, eccetto quelli avvenuti a metà ottobre, il Ministero pubblico si era limitato a vietare all'uomo di entrare in contatto con la moglie e di avvicinarsi a lei. Le chiavi di casa gli erano state ritirate e le armi che possedeva sequestrate. Il marito aveva accettato tali misure e aveva lasciato il domicilio coniugale.
Per l'avvocato della famiglia della moglie, la giustizia avrebbe dovuto prendere una misura di privazione della libertà.
La vicenda - Il giorno del dramma, l'uomo aveva previsto di andare a caccia con un parente. Alle 7.30 si è recato da un amico a Courfaivre per recuperare i suoi cani da caccia ma alle 7.45 ha informato il famigliare che l'avrebbe raggiunto solo nel pomeriggio.
Alle 10.15 i corpi senza vita della coppia sono stati trovati in una stanza dell'appartamento dove viveva la moglie coi figli. L'automobile è stata rinvenuta dalla polizia ancora posteggiata nei pressi dell'abitazione dell'amico, con i cani e il telefono cellulare al suo interno.
La coppia, che aveva tre figli adolescenti, era molto conosciuta nel cantone. L'uomo, 47 anni, aveva infatti gestito per alcuni d'anni uno zoo della regione prima di essere stato costretto a venderlo per ragioni finanziarie. La donna avrebbe compiuto 39 anni pochi giorni dopo il dramma.
Armi bianche - «Nessun elemento lasciava pensare che l'uomo sarebbe passato all'atto», sosteneva la procuratrice a fine ottobre del 2019. Da questa frase si è dunque supposto che il marito abbia ucciso la donna prima di suicidarsi.
La donna inoltre non era stata invitata alle udienze del partner condotte dalla procura cantonale. Quest'ultima aveva poi deciso di sequestrare le armi da fuoco dell'uomo, ma non la sua "serie" di coltelli.
«Le due vittime presentavano ferite sul corpo. Sono morti in seguito a una lesione al collo con un oggetto tagliente», aveva indicato a fine ottobre 2019 la procuratrice Laurie Roth, precisando che la donna aveva vari «tagli difensivi» sulle mani. Due armi bianche sono inoltre state rinvenute vicino ai corpi senza vita e nudi dei due coniugi.