Nessun estremista di destra o commercianti arrabbiati. Solo due genitori e una figlia con le proprie convinzioni
Sono loro ad aver attirato migliaia di persone a manifestare contro le misure ordinate dal Consiglio federale.
ZURIGO - Liestal, Altdorf o Zurigo: c'è l'associazione "Stiller Protest" (Protesta silenziosa), dietro numerose azioni e marce, durante le quali migliaia di persone hanno manifestato contro le misure ordinate dal Consiglio federale per contrastare la pandemia.
In molti si sono domandati chi nascondesse questa organizzazione. Diverse sono state le ipotesi: da commercianti con il dente avvelenato a estremisti di destra, o ancora cittadini arrabbiati.
È stato il settimanale "Weltwoche" a riuscire a fare chiarezza. Dietro la "protesta silenziosa" è così venuta fuori una semplice famiglia di tre persone dell'Oberland zurighese. Per l'esattezza Simone (37) e Martin Ehrismann (39), e la loro figlia Alina. Vivono assieme, in una casa unifamiliare. Tutti e tre perseguono lo stesso obiettivo. In parole povere: la minacciosa organizzazione che ha attirato migliaia di persone per le strade negli ultimi mesi è a gestione familiare.
Perdita di lavoro e problemi a scuola - Dopo il primo lockdown, la famiglia ha manifestato i primi dubbi in merito alla gestione contraddittoria delle autorità. Si sono chiesti perché, ad esempio, le misure fossero state mantenute dopo che la curva dei contagi si era appiattita o perché i bambini fossero stati «rinchiusi» in casa anche se non erano a rischio.
Quando Simone ha protestato per le misure al lavoro, è stata licenziata. Sembra che anche la figlia Alina abbia avuto problemi a causa del suo atteggiamento a scuola. Sebbene abbia potuto esibire un certificato medico che la esonerava dall'indossare una mascherina, ha dovuto seguire le lezioni in isolamento, circondata dal plexiglass.
In questo contesto, Martin Ehrismann ha lanciato la prima chiamata su Telegram, il 24 ottobre 2020. Così è nata l'idea di "Stiller Protest". Una settimana dopo si è svolta la prima dimostrazione a Zurigo.
Martin ha avuto l'idea di mettere in mostra l'assurdità delle misure. Così è successo che i partecipanti alle manifestazioni si vestissero di bianco e prestassero meticolosamente attenzione alle distanze tra loro, ad esempio con l'aiuto di un metro. Sempre più persone si sono unite alle dimostrazioni. A Coira, ad esempio, il 6 marzo sono stati contati 4'600 attivisti. A Liestal addirittura più di 8'600.
Gli Ehrismann, ora, possono contare su decine di "collaboratori", ma non rinunciano alla gestione dell'organizzazione. La famiglia «ha lavorato dalla mattina alla sera», combattendo per la propria causa.
«Non molliamo», ha assicurato Simone Ehrismann. Il gruppo, però, non vuole che si trasgredisca alla legge. Anzi, chiede esplicitamente alle persone di astenersi da attività non autorizzate. Ovviamente gli Ehrismann non hanno raccolto solo consensi. Oltre a diverse critiche, nella loro cassetta della posta non mancano lettere minatorie. Tuttavia assicurano di non aver mai voluto attirare su di sé l'attenzione, ma di aver solo «seguito la propria coscienza» nel tentativo di «fare la cosa giusta».